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A proposito di incendi dolosi in zone di caccia… faccia e culetto di una sola maniera 

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Antonio BUONO, cacciatore a vita | Ogni qualvolta si “attacca” la caccia ed i cacciatori con argomenti attraverso i quali nulla vi è a che vedere con l’arte venatoria, mi sovviene una fantastica metafora del mio caro amico Paolo FERRANDINO nella quale evidenziava che essendo il mare ormai colmo di buste di plastica, l’unico rimedio a cui ricorrere altro non era che la chiusura della caccia.

In riferimento all’articolo del 4 settembre u.s. a titolo “Incendi dolosi e ravvicinati cresce il sospetto di dolo” è chiaro che per l’ennesima volta si tende a speculare sui cacciatori  usandoli come cavalli mediatici per improbabili squallidi scopi politici.

I cacciatori tutti sono stanchi di essere usati in ogni occasione, a tutte le ore, in ogni momento, come capri espiatori.

In questi giorni si rinnova l’annuale “festa dei crateri” e proprio l’anno scorso un grave incendio nella zona del Cretaio mise in serio pericolo un gruppo di Boys scouts che nella zona aveva collocato il proprio campo.

Anche in quella occasione  si diede la colpa ad i cacciatori e così come allora oltre a confermare che i cacciatori  non hanno nessun interesse  ad incendiare i boschi è  mia intenzione evidenziare ancora una volta che oltre al pericolo per l’incolumità di persone e cose, vi è una legge che pone il divieto di caccia per i successivi dieci anni nelle zone interessate da incendi. Ora, insistere con questa storia dei cacciatori incendiari, evidenzia che oltre ad  essere degli incompetenti nel conoscere le leggi, si ignorano del tutto le ragioni che da sempre “sostengono”  qualsiasi  seguace della Dea Diana ha professare ciò  che va oltre il profondo significato della parola “fede”.  L’essere cacciatori comporta anche essere responsabili del territorio  e dell’ambiente in cui si pratica l’esercizio venatorio.

In ultima analisi, ed una volta per tutte, sarebbe il caso di porre fine alle accuse ed agli attacchi gratuiti nei confronti dei cacciatori, i quali a loro volta, si sappia, sono costantemente impegnati con un proprio servizio di vigilanza sull’intera isola, costantemente protesi alla salvaguardia del territorio in stretta collaborazione con tutti gli Uffici Comunali di riferimento e la stessa protezione civile.

Infine, è mia convinzione che coloro i quali incendiano i boschi, siano persone malate di folle  protagonismo che godono della loro immagine riflessa nella stessa fiamma che arde.

Concludendo, quanto sopra espresso ed indirizzato ai ”soliti noti”, se non estremamente chiaro,  è evidente che sia la faccia che il culetto negli anni non hanno alcuna intenzione di cambiare espressione…

Tant’è perché dovuto.

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