l'informazione ispirata ai valori del giornalismo di Domenico Di Meglio|giovedì, aprile 28, 2016
Sei qui: Home » NOTIZIE » Così parlò Bellavista: Napoli amore e libertà, adattamento teatrale di C. Visone

Così parlò Bellavista: Napoli amore e libertà, adattamento teatrale di C. Visone 

Anna di Corcia | L’inizio dell’anno ischitano è cominciato all’insegna del teatro con uno spettacolo organizzato dal gruppo teatrale Uomini di Mondo dal titolo Così parlò Bellavista tenutosi presso il Museo del Termalismo (S. Ciro) di Ischia il 3-4-5- gennaio 2012. La regia di Valerio Buono ha reso scorrevole la rappresentazione che ha raccolto le più significative scene tratte dalla trilogia di Luciano De Crescenzo contenute in Così parlò Bellavista, Mistero e 32 dicembre. L’adattamento è stato svolto da Corrado Visone il quale ha spiegato che notando su facebook almeno una volta al giorno che qualcuno postasse qualche video tratto dalla trilogia di De Crescenzo, ciò gli ha suggerito l’idea di scrivere un copione teatrale dal titolo Così parlò Bellavista mancandone uno ufficiale. È venuto fuori questo copione teatrale, con l’intento di fare un omaggio in punta di piedi a De Crescenzo.  Il lavoro ha richiesto  gran cura nella scelta delle scene da rappresentare, ma la selezione è riuscita a dare una summa dei temi della spontaneità napoletana e della sua saggezza racchiusi nell’opera di De Crescenzo. Sulla scena una carovana di venti attori tutti giovanissimi e appassionati ha dato voce ai personaggi principali di De Cescenz:o dall’uomo del cavalluccio (Enzo Boffelli) alle sorelle Finizio (Restituta Di Meglio e Antonia Andrisano),passando per Cazzaniga e Valerio lo spazzino. La scena si svolge nell’androne di un palazzo di Via Foria dove si alternano i personaggi in un gioco di situazioni paradossali ma connaturali allo spirito napoletano. Espliciti della filosofia napoletana sono i dialoghi tra il professore Bellavista e i tre portieri dello stabile da cui si evincono perle di sapienza, come per esempio il fatto che a Napoli nessuno è libero ma nessuno è solo; senza contare la spiegazione filologica del detto “Futte’tenn quant’ann vò campà”,riferito al fatto che il concetto del potere è necessario alla programmazione del futuro mentre Napoli è improvvisazione. Inoltre siccome il napoletano considera il potere un affare troppo gravoso per dedicarci la vita, a Napoli c’è indifferenza in genere verso di esso, quindi il Napoletano è un popolo ad ambizione limitata e Napoli è il regno dell’amore. Uno spettacolo da vedere in un’atmosfera seriamente disimpegnata.

Commenta

You must be logged in to post a comment.

UA-17747172-1