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I sogni infranti dei giovani isolani 

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Vicente Schiano – E’ da un decennio che i nostri giovani fanno semplici e normali sogni del tipo: trovare un lavoro in linea con le proprie capacità e competenze,formare una famiglia e avere qualche pargoletto in giro per casa, poi preparare a fare vivere i propri figli in un ambiente sicuro, sano e non lontano dall’isola. Oggi, nella nostra comunità, tutto questo è difficile da realizzare. A che punto sono i sogni dei nostri giovani? In tanti hanno sognato e pensato per tanto tempo ed hanno deciso di emigrare in cerca di contratti precari fino all’assunzione a tempo indeterminato a 1.100 euro, straordinari e domeniche compresi. Alcuni hanno prospettive di stabilizzazione. Ma a tanti è andato peggio, sono quelli che hanno lavorato da precari per un paio di siti internet ove avere il compenso risulta (va) essere un’impresa. Altri alternano il lavoro stagionale nelle nostre strutture alberghiere per poi raggiungere le località sciistiche pur di lavorare anche nella stagione invernale. I più fortunati (si fa per dire) sono quelli che hanno aderito al sistema della “cricca” e si sono procurati un posto presso le società partecipate dai Comuni e/o enti vari e presso veri e propri padroni di attività varie, probabilmente, promettendo impegno e fiducia ceca durante le campagne elettorali. Questo è quanto accade in una terra che un tempo, non molto lontano, era quella delle opportunità. La situazione appare alquanto complicata e non per colpa solo dei nostri Amministratori, perché non tutti i giovani hanno avuto la volontà e la possibilità di impegnarsi a costruire il proprio futuro ed hanno mercanteggiato la propria fiducia, votazione per votazione. Non è edificante chiedere all’Amministratore di turno che, controlegge, aiuti alla realizzazione del sogno di trovare un’occupazione magari non conforme al merito. Sono speranzoso che alla fine le ragioni del malcontento scaturito da una crisi del sistema educativo, politico e dei valori saranno comprese. Esempi positivi da seguire non se ne vedono. Si parla spesso in Italia della sindrome di Peter Pan, condizione che reclude i giovani Italiani nei focolai materni o paterni fino a trentacinque anni, questo significa che non solo una, ma più, generazione è stata depredata del proprio futuro. Anche se la fiducia verso le scuole è crollata, come pure quella verso le istituzioni e sembra tutto impossibile cambiare, penso che tutti i giovani abbiano il diritto di desiderare il meglio per il loro futuro. Orbene, anche se molti giovani hanno già deciso di voler andare all’estero per trovare un’occupazione nel mondo del lavoro, molti altri si dovranno battere affinché tutti abbiano l’eguale opportunità di lavoro, di avere una formazione qualificata, che permetta la creazione di una futura generazione di “migliori”, in grado di pensare al bene della nostra isola.

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