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Il caso Pompei: in Italia una rovina all’estero una miniera 

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La notizia rimbalza su ogni media nazionale ed internazionale: il sito storico di Pompei corre concretamente il rischio di vedersi togliere il prestigioso titolo Unesco, a causa del degrado in cui versa il sito archeologico unico al mondo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata la chiusura dei cancelli avvenuta pochi giorni fa che ha di fatto lasciato fuori centinaia di turisti, episodio che si va ad aggiungere alle incurie e ai crolli che sono avvenuti all’interno degli scavi stessi.

E l’ultimato è arrivato dal Presidente della commissione nazionale italiana dell’Unesco Giovanni Puglisi: c’è tempo fino al 31 dicembre 2013 per adottare misure per l’intera area, poi verranno fatte le opportune valutazioni entro il 1 febbraio 2014 e l’ultima parola sarà del Comitato mondiale del 2014.

Siamo quindi davanti a scadenze precise e ferree dettate da un organismo internazionale. Ma come si è arrivati a questo punto ancora non si sa… a meglio si suppone… agli occhi del mondo potrebbe sembrare la solita storia in cui gli italiani non si curano di nulla, ma forse si è solo rimasti imbrigliati in una macchina burocratica e fredda che non contempla valutazioni “vive”.

Il sito di Pompei (e la vicina Ercolano) è una meraviglia per gli amanti della storia e non solo: è un esempio più unico che raro di un “museo a cielo aperto” di impareggiabile bellezza. Ogni anno sono tantissimi i turisti di ogni nazionalità che anche solo per mezza giornata inseriscono nella loro tabella di marcia vacanziera una visita al sito archeologico per vivere l’emozione di passeggiare in una vera città romana.

Effettivamente negli anni lo spettacolo è andato degradando, molte sezioni e ville sono rimaste per lunghi periodi chiuse al pubblico, alcuni reperti sono stati coperti dall’incuria.

Ma questa situazione di degrado e non curanza è solo sul sito vero e proprio. Consci dell’estrema importanza e valenza storica di ogni manufatto ritrovato (piccolo o grande che sia) musei di tutto il mondo richiedono periodicamente in “prestito” materiali della città di Pompei per allestire mostre tematiche nella propria nazione.

L’ultimo in ordine cronologico ad aver allestito una mostra dedicata a Pompei ed Ercolano è il British Museum di Londra che dal 28 marzo al 29 settembre offre l’opportunità di vivere la città campana in quel di Londra. Neil MacGregor, direttore del Museo ha dichiarato di essere molto soddisfatto della partnership instaurata con la soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei è stato molto generosa nel consegnare importanti manufatti della propria collezione, alcuni dei quali non avevano mai viaggiato altre i confini campani. Il tutto è sponsorizzato anche da Goldman Sachs, un supporto forte e molto utile.

Al British Museum sono state allestite varie aree in cui immergersi nel cuore della vita dell’impero romano… e la risposta del pubblico non si è fatta attendere ed è stata ben oltre le più rosee aspettative per gli organizzatori: ben 287,000 visitatori hanno scelto le sale del British Museum, e milioni di persone hanno navigato all’interno del ricchissimo sito internet.

Non solo, il British Museum ha organizzato molte attività collaterali: serate a tema, in cui andare al museo e vivere una vera serata pompeiana (accesso gratuito), cene e banchetti, visite guidate con esperti del settore e una novità per il settore: un Pompei Live.

Sì, una proiezione live della vita della cittadina campana,  un evento cinematografico che ha venduto più di 50 mila biglietti in tutto il Regno Unito e che si è svolto o scorso 18 e 19 giugno. La proiezione ha avuto luogo in circa 300 cinema, con una giornata dedicata interamente alle scolaresche. Il tutto ha portato nelle casse del museo più di 450.000 sterline. Ed in una notte l’account Twitter del Pompeii Live ha ricevuto circa 15.000 contatti.

Per non parlare poi del merchandising prodotto dal museo. Infatti il British Museum ha una sezione “shop” nella quale comprare souvenir e stampe di ogni genere, una parte del ricavato va direttamente nelle casse del museo stesso. In occasione della mostra pompeiana sono stati prodotti centinaia di souvenir di vario costo, repliche di manufatti, busti, stoffe, stole, poster di affreschi e gioielli, il tutto anche con la possibilità di usufruire delle spedizioni gratis verso qualsiasi nazione.

Una considerazione nasce spontanea: perché non si fa in Italia? Quali sono i problemi che si riscontrerebbero se si cercasse di adottare una strategia di marketing simile?

Chi viaggia, fisicamente o via pc, vuole poi essere in grado di portarsi a casa un ricordo tangibile, è finita l’epoca delle cartoline o delle penne personalizzate: ora il viaggiatore è esigente, sa che può trovare un prodotto ottimo ad un giusto prezzo se solo cerca un po’.

Il sito di Pompei potrebbe cavalcare l’onda del successo e imboccare questa strada. E’ assurdo, se noi qui in Italia o ancora meglio, a Ischia, volessimo un souvenir carino dagli scavi di Pompei, paradossalmente conviene acquistarlo a Londra.

E Ischia?  La nostra isola conta nei suoi piccoli musei una collezione di reperti unnica al mondo, spesso non troppo pubblicizzati. Non si potrebbe pensare di avviare un discorso di “archeo – marketing”?

Pensate al potenziale: sarebbe incredibile.

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