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Immersione in apnea: Atleti senza respiro. dal 5 iniziano le gare del Campionato Italiano 

Romano Barluzzi| Al via i Campionati Italiani di immersione in apnea specialità Jump Blue e il 2° Open ANS di immersione in apnea in Assetto Costante
Stanno per avere inizio alcuni giorni di gare acquatiche marine davvero memorabili. Nel weekend 5, 6 e 7 ottobre pv, a Ischia, si terranno infatti i Campionati Italiani d’immersione in apnea per categorie, specialità Jump Blue, e il 2° Open ANS di immersione in apnea ad Assetto Costante. Venticinque atleti, nel primo caso. Sedici, nel secondo. Enti organizzatori e patrocinatori la FIPSAS, la CMAS e il Comune di Ischia che ospita l’evento. Come atleti uomini e donne, vecchie e nuove conoscenze, provenienti da svariate regioni d’Italia. Si contenderanno il podio in specialità molto diverse: per il Jump Blue, dovranno percorrere più volte possibile la forma di un cubo di 15 m di lato per 10 di profondità. Per il Costante, dovranno scendere e risalire in verticale lungo un cavo guida, senza farsi aiutare da alcun peso all’andata né pallone al ritorno: un viaggio nel blu con la sola forza delle proprie gambe e dei propri polmoni. Già, perché la cosa che accomuna queste specialità diverse della stessa disciplina – l’apnea, appunto – è il fatto di svolgersi tutte nel tempo di un solo respiro. Il che renderebbe difficile a chiunque qualsiasi cosa, figurarsi scendere sott’acqua, compiere azioni predeterminate, gestire le inevitabili variabilità del momento e tornare vivi e vegeti in superficie. Ma loro possono, loro ce la fanno. E devono farlo dimostrando di tornare a respirare all’aria aperta sempre in condizioni di perfetta lucidità. Le penalità altrimenti sono in agguato. Andare in sincope, poi, è del tutto vietato: il cartellino giallo, in questo caso, diventa immediata squalifica. Dunque queste gare – considerando anche le connesse verifiche antidoping – racchiudono pure profonde valenze educative: insegnano che si può osare senza strafare, che c’è un modo bello e pulito per vivere esperienze così straordinarie nella loro più intima essenza, in tutta sicurezza. Al punto che la prestazione diventa qualcosa in grado di giungere spontanea, quasi come fosse per proprio conto: perché i metri o i secondi non costituiscono più l’unico obiettivo ma piuttosto la naturale conseguenza di qualcosa che è già avvenuto nel profondo dell’animo. Altrimenti non si va lontano, né ci si resta abbastanza, sott’acqua. Oppure si bara col pericolo. Il che non è mai salutare, tantomeno qui. E se tutto ciò significa che la prestazione in assoluto non è il centro dell’universo, conta relativamente, allora il segreto sta nella qualità della propria apnea, in come ci si sente mentre si trattiene quel respiro. Ma spiegare di più è difficile e forse infruttuoso: come si fa a spiegare un sentimento, una filosofia di vita, senza provarli? Ci auguriamo allora che i nostri prossimi report da queste gare, magari le immagini o forse qualche breve videoclip, sappiano trasmettervi quel qualcosa che va oltre le parole e arriva dritto al cuore. Chissà che poi una volta o l’altra, con l’istruttore di fiducia, non vogliate provare anche voi.

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