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Cosa resterà di questa giornata in rosa 

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Leonardo Sasso | Parafrasando Raf il quale si domandava cosa sarebbe rimasto di questi anni ’80 c’è da chiedersi cosa resterà di questa giornata in rosa vissuta ieri dalla nostra comunità. Le considerazioni che mi sento di fare sono di diverso aspetto e attengono alla sfera personale in primo luogo,  ed a quella che riguarda l’isola dopo questa esperienza.

E’  facile oggi riscoprirsi appassionato di ciclismo. Ma chi mi conosce sa che fin da bambino ho coltivato questa folle passione per il mondo del pedale. Passione trasmessami da mio padre e mio fratello corridore ischitano di buon livello negli anni cinquanta ed alfiere dell’allora squadra ciclistica isolana G.S. Aurora. Tifoso gimondiano di ferro, e poi ammiratore di Bugno e Pantani, con l’arrivo della corsa rosa ad Ischia mi sono ritrovato ieri al palazzetto dello sport come Alice nel paese delle meraviglie.

Si materializzava il sogno di vedere da vicino campioni osannati e biciclette solo immaginate in un carosello di colori, suoni e personaggi che solo il vero ed unico romanzo popolare che unisce trasversalmente l’Italia può fare e che risponde al Giro d’Italia. Non è retorica. E’ davvero qualcosa di unica ed affascinante questa meravigliosa corsa che entra nei vicoli dei nostri paesi e delle nostre città. Non esiste sport al mondo in cui i protagonisti  vanno incontro ai tifosi e non viceversa. E così in mattinata mentre correvo da una squadra all’altra ho incrociato il vecchio ciclista del G.S. Aurora, di una generazione abbondante più grande di me, ma con la stessa identica passione ed emozione di 50 anni fa.

Siamo rimasti insieme a correr dietro queste biciclette per l’intera giornata.

Le considerazioni che mi sento di fare invece alla nostra comunità sono di diverso aspetto.  Prima di tutto sento con tutto il cuore di dover ringraziare il Sindaco e l’amministrazione tutta per aver reso possibile una giornata simile. Non  sono mai tenero con il nostro primo cittadino, ma quando si fanno cose simili non ci si può non alzare in piedi e battere le mani. Abbiamo vissuto due giorni con la gioia nel cuore di vedere la nostra isola di nuovo vivibile e francamente di nuovo bellissima. L’orgoglio di essere ischitani e di poter mostrare al mondo, come ha detto una emozionatissima e incantata Alessandra De Stefano nel post gara, un luogo d’incanto probabilmente come pochissimi sul pianeta, ci ha resi tutti enormemente felici ed orgogliosi.

Ma c’è un enorme ma. Cosa resterà di questa giornata se tutti, classe dirigente e popolazione, non trarremo l’insegnamento che Ischia per noi e per chi ci visita è un tesoro di inestimabile valore,  se non torneremo a rispettarla, se non abbandoneremo la sfrenata voglia di egoismi in ragione del bene primario che è la vivibilità. Vedere l’aria tersa di questi due giorni, i visi rilassati e felici degli ischitani con i tanti bambini al seguito senza l’oppressione dell’orologio,  della frenetica corsa all’auto ed al parcheggio ha dato di noi una immagine fantastica. Ho avuto il cellulare e la casella di posta piena di amici non ischitani che si felicitavano e che erano ancora rapiti dalle immagini di questo nostro fantastico scoglio.

Cari sindaci ed amministratori, non disperdiamo ancora una volta questo tesoro. Convocate subito categorie, cittadini e responsabili e si faccia un piano traffico vero. Sull’onda dell’attuale entusiasmo si potranno iniziare ad ottenere consensi che tra un paio di settimane saranno più tiepidi e tra un mese probabilmente totalmente dimenticati.

Se è il caso siate impopolari ma lungimiranti. Come ammonì De Gasperi un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione. Siate statisti e reinventiamo questo nostro meraviglioso territorio.

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