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Dimissioni Boccanfuso: inequivocabile rottura 

bocca

Davide Conte | Le dimissioni di Luigi Boccanfuso dalla carica di vicesindaco non possono e non devono passare inosservate.

Nel 2003, dopo neppure un anno dall’insediamento dell’Amministrazione Brandi, ritenni di aver ricevuto una sorta di scortesia personale dal mio Sindaco. Decisi, pertanto (era un venerdì pomeriggio), di formalizzare le mie dimissioni da Assessore al fax del Comune e, un secondo dopo, di far pervenire a Peppino una lettera personale in cui, esponendogli le motivazioni della mia decisione, lo rendevo edotto della stessa e del fax già inviato. La cosa -giusto per completezza- si risolse con un gesto significativo di Peppe, tipico del buon padre di famiglia, che circa dieci giorni dopo riuscì a ricomporre la vicenda.

Il modus che caratterizza il gesto di Boccanfuso, invece, non lascia spazio ad equivoci sul piano motivazionale. Non sono mai stato doce ‘e sale nei confronti di Luigi e non solo per rendergli pan per focaccia. Si tratta di un personaggio difficile, talvolta addirittura inaffidabile, ma senz’altro non siamo davanti né ad uno stupido, né ad uno sprovveduto della politica. Luigi non si è affatto trincerato dietro i classici “motivi personali” che lasciano spazio a mille interpretazioni, ma è andato giù duro con una serie di considerazioni che, a chiare lettere, narrano un processo metastatico presente in fase più che avanzata in quel della maggioranza di Giosi Ferrandino.

Purtroppo per me, ho una certa esperienza in fatto di tumori, avendo perso ben nove parenti di varie età e numerosi amici per la cui salute, spesso, ho dovuto interessarmi. Ebbene, con i dovuti scongiuri, eccoVi il paragone: un tumore, per dar sfogo a tutta la sua aggressività e diffusione, ha necessità di crescere ed alimentarsi attraverso un costante apporto di sangue; un processo, questo, detto neo-angiogenesi, che porta alla creazione di nuovi vasi utili alle metastasi a lasciare la localizzazione esatta del tumore nell’organismo e veicolarsi nel sistema circolatorio trovando altri siti laddove, uscendo dai vasi, formano tumori secondari.

Luigi Boccanfuso, nella sua lettera, ha dato un nome e un cognome sia al tumore, sia ai protagonisti della neo-angiogenesi di Via Iasolino. E che gli piaccia o no, il suo è un preciso atto d’accusa all’Autorità del suo sindaco. Perché -diciamola tutta- se non riconosci l’operato di dirigenti come Silvano Arcamone (leggasi riapertura delle Ninfe a Cartaromana) o Antonio Bernasconi (leggasi mancata delibera di proroga dei vigilini), è un dato di fatto che sei entrato in rotta di collisione con Giosi, che di queste persone, per più di un motivo, si fida ciecamente e che mai penserebbe di rimuovere dal ruolo ricoperto a palazzo.

I toni della lettera dell’ex vicesindaco d’Ischia non menzionano, per quanto ne so, tutte le metastasi (altro che mal di pancia…) in seno alla maggioranza in carica. Mi risulta, ad esempio, che già in occasione di una delibera di Giunta per i giovani borsisti, Boccanfuso sia risultato assente, dando modo a qualcuno di pensare con insistenza ad un’imbeccata ricevuta preventivamente da Carmine Bernardo, poi autore di un attacco feroce a tale delibera. Così come sono in tanti a sostenere che un altro “doloretto” sarebbe stato causato dal mancato accordo sulla nomina del liquidatore di Ischia Ambiente. Ciononostante, una cosa è certa: le parole di Boccanfuso, oggi più di sempre, non lasciano spazio ad equivoci: Luigi ha cercato con forza e decisione -a mio avviso trovandola- la rottura!

Tutto lascia pensare che l’autore del fatto ischitano del giorno, politicamente parlando, non abbia alcuna intenzione di ritornare sui suoi passi. Così come sono convinto che se è vero che la forma è anche sostanza, Luigi Boccanfuso sapesse bene, prima di protocollare la sua lettera di dimissioni, che l’orgoglio accecante di Giosi Ferrandino gli impedirà di valutare una soluzione diversa dalla nomina di un nuovo vicesindaco: da ciò che abbiamo letto, il sindaco non era ad Ischia e, da quanto si è capito, neppure immaginava un atto del genere da parte del suo braccio destro.

Quello che Boccanfuso chiama “eccessivo accentramento verticistico sia politico che tecnico” -va detto-  altro non è che il sale di un atteggiamento che gli appartiene da sempre, amministrativamente e politicamente parlando; ma soprattutto, rappresenta una strategia che in passato lo ha reso carnefice e, a quanto pare, oggi lo ritrova come vittima, consapevolmente suicida, altrettanto illustre. Sono convinto che per Giosi il concetto life goes on (chiamatelo, se preferite, muort nu papa se ne fa nat), stavolta varrà più di sempre. Tuttavia, non meravigliateVi se vi dico che, nonostante tutto, l’insipienza della Giunta Ferrandino in questo momento sia in fortissimo rialzo.

Un tumore, quello targato Ferrandino, che il fantomatico -ma non troppo- obiettivo Strasburgo rende ancor più impossibile da curare l’ormai malconcio organismo del Paese.

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