l'informazione ispirata ai valori del giornalismo di Domenico Di Meglio|venerdì, aprile 29, 2016
Sei qui: Home » 4ward » Disincantata coerenza

Disincantata coerenza 

davide

Al telefono con la mia amica Marianna, ho ricevuto poche ore fa uno dei complimenti che solitamente fa molto piacere sentirsi rivolgere: “Davide, tu sai campare!”. Quando mi sposai con Catrin, invece, il compianto Domenico Di Meglio ci regalò “IL GOLFO SPOSI”, un’edizione straordinaria del Suo quotidiano che, stampata in tempi da record tra la cerimonia religiosa e la festa per gli ospiti, narrava la storia della coppia, l’evolversi della funzione in Chiesa e i dettagli del matrimonio. Nell’intervista alla mia futura moglie, tra i miei pregi, ella menzionò: “E’ leale con gli amici”; altra peculiarità, questa, di cui vado piuttosto fiero.

Quanto, oggi come oggi, “saper campare”, “essere leale” (comportamenti che ormai costano piuttosto caro, in ogni senso) torni realmente utile e valga la pena restar coerenti con sé stessi, è in tutta onestà molto difficile da definire. Ho già avuto modo di parlare in questa rubrica del “sentimento della vigilia” di cossighiana memoria, ma qui il gioco si fa ancora più duro.

Oggi mi hanno fatto leggere su Facebook il commento di un mio ex collaboratore, che in una sorta di delirio onanistico virtuale, esprimeva all’esaltato di turno una serie di valutazioni di natura professionale in cui, anche se indirettamente e senza menzione, sputava in modo gratuito nel piatto in cui ha mangiato a lungo e nell’ambiente dove, per la prima volta, ha ritrovato dignità ed esperienze professionali comunque mai più provate, visti i suoi risultati d’impresa da allora ad oggi.

Circa un mese fa, un neo scrittore si è presentato nel mio ufficio a portarmi gentilmente una graditissima copia omaggio della sua seconda opera letteraria, dopo che la prima -essendo l’interessato totalmente ignaro dei meccanismi editoriali che contano- gli fu pubblicata grazie a me ed all’intervento di una cara amica presso un editore napoletano. Allorquando questo signore ha deciso di autofinanziarsi il nuovo libro, non si è nemmeno preoccupato di interpellarmi per un preventivo di stampa. E quando gliel’ho fatto notare, la risposta è stata delle più insulse; di quelle, per intenderci, che in assenza dell’educazione che mi contraddistingue gli avrebbe procurato l’immediata “messa alla porta”.

Vedete, cari Lettori, essere coerenti con un modus vivendi che ci appartiene da sempre e che è fatto di disponibilità, altruismo, onestà, lealtà e rispetto del tutto incondizionati, rappresenta di questi tempi una pratica estremamente difficile; peggio ancora se, sistematicamente, ci si aspetta da tutto e tutti un do ut des, o meglio, quella riconoscenza quasi automatica –per non dire dovuta- che invece, da buona merce rara, stenta sempre più ad esser presente nelle occasioni anche più scontate. E allora?

Allora la forza di ciascuno di noi sta nel riuscire ad essere sempre sé stessi, nel bene e nel male e, soprattutto, ad ogni costo, anche quello di non aspettarsi mai o quasi mai nulla di buono in cambio. Potrebbe sembrare riduttivo, ma quando i nostri padri dicevano “fa u’bbene e scuordate, fa u’mmale e pienzece”, probabilmente ci credevano sul serio. E sono convinto, sebbene i tempi cambino repentinamente, che essi vivevano senz’altro meglio di buona parte di noi, perché a differenza nostra non avevano la velleità (ormai solo così si può definirla) di aspettarsi necessariamente qualcosa di buono dal prossimo, ma non per questo i loro comportamenti tendevano ad abbrutirsi.

Quanto, però, e fino a che punto noialtri siamo in grado di rendere così disincantata la nostra coerenza?

 

Commenta

You must be logged in to post a comment.

UA-17747172-1