l'informazione ispirata ai valori del giornalismo di Domenico Di Meglio|giovedì, aprile 28, 2016
Sei qui: Home » Cronaca » Filippo “il Grande”

Filippo “il Grande” 

strofaldi

Davide Conte | Ieri sera, parlando con Catrin ispirato da più di un motivo, le dissi: “Oggi è stata proprio una giornata positiva!“. Stamani, invece, il nuovo giorno è cominciato nel peggiore dei modi.

Avevo sentito l’ultima volta Padre Filippo lo scorso 14 agosto, come ogni anno, nel giorno del suo compleanno. A giudicare dalla sua voce flebile, ritengo che anche Lui, come me, abbia compiuto uno sforzo enorme nel parlarmi a tutti i costi, per non interrompere tale tradizione. Le ultime parole che mi rivolse furono: “Grazie Davide, una preghiera“. Desiderio esaudito, ci mancherebbe, ma convinto che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo sentiti, prima di un’ormai imminente brutta notizia.
Con Padre Filippo Strofaldi, per me da sempre “Filippo il Grande”, non scompare solo un Vescovo e un prelato esemplare, ma una pietra miliare del mio cammino di fede a cui, per un motivo o per l’altro, ho sempre fatto riferimento. Padre Filippo ha amato e rispettato Ischia e gli Ischitani molto ma molto di più di tanti autoctoni, diventandone residente sin dal primo giorno del suo insediamento ed andando fiero dell’invidia che i suoi colleghi della CEI nutrivano nei suoi confronti per una sede tanto affascinante. Ma al tempo stesso, ha subìto in stoico silenzio, sull’esempio del Cristo crocifisso, le tante, troppe angherie riservategli da chi mai se le sarebbe aspettate, spesso confidandosi con chi, come me, era indegnamente onorato della sua amicizia e della sua fiducia.
Sognava Il Papa ad Ischia (fatto!), il ritorno del Santo Patrono (fatto!), un centro d’accoglienza (fatto!), il consultorio diocesano (fatto!) e -unica incompiuta-, la causa di canonizzazione per il Parroco Giuseppe Morgera. Anche il convento di clausura, ipotizzato a Santa Maria del Monte a Forio o presso la Casa Parrocchiale di Ischia Ponte gli fu impedito (e mi fermo qui), realizzando però una clausura moderna proprio in Episcopio, laddove -disse- “è ancora casa mia e nessuno può obiettare“.
Triste, questa mattina, al suo arrivo in Cattedrale, la presenza a dir poco scarna del Clero ischitano, dal quale inizialmente auspicava (salvo poi desistere gioco forza) di poter far emergere un giorno, dopo tanti anni, una nomination a Vescovo. Esemplare, invece, quella del suo successore, Mons. Pietro Lagnese, visibilmente provato dalla perdita di una presenza tanto autorevole quanto ormai ininfluente nel cammino della Comunità affidatagli. Con le Sue amate Suore (che tenerezza la commozione sincera anche di Suor Edda) e una ventina di fedeli presenti in Chiesa, abbiamo recitato il Rosario al Suo cospetto. E prima di lasciarlo, ho potuto compiere un gesto che non mi ha mai consentito: baciargli la mano. Come dimenticare, del resto, il suo simpaticissimo “a’ssoret” riservato agli amici che si ostinavano a chiamarlo “eccellenza“; o ancora, quando qualcuno gli ipotizzava una sua possibile nomina cardinalizia, la sua divertita risposta: “Nooooo, chissà come ho fatto a diventare Vescovo…“.
Riposi in pace, Padre Filippo, ma non ci privi da Lassù di quella guida e quelle preghiere di cui oggi, più di sempre, la Sua Ischia -terra dove ha scelto di vivere e morire- ha fortemente bisogno.

Commenta

You must be logged in to post a comment.

UA-17747172-1