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“Hulka” fontanese impazzisce, rompe tutto e scappa dall’Ospedale 

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Erano le 23.30 di sabato sera, quando viene allertato il 118 di Ischia. Una corsa verso Fontana, precisamente Via Andrea Mattera, dove una coppia di conviventi, lui fontanese, lei di Livorno, erano protagonisti di una lite violentissima. Ad attendere la dottoressa Annamaria Russo del soccorso medico una scena apocalittica: vetri frantumati, cocci di ceramiche e quant’altro sporco di sangue. Dalla porta mezza aperta si intravede l’interno dell’appartamento completamente sottosopra: sul pavimento era riverso il resto delle suppellettili dell’abitazione ormai totalmente devastata. Una scena condita da urla e dal pericolo del lancio di altri oggetti. Fuori con la dottoressa Russo, una pattuglia dei Carabinieri e l’autoambulanza di Rosa Iacono. Solo alla fine di questo lungo episodio è stato visto anche dell’intonaco caduto.

I medici del pronto intervento e la dottoressa Russo, fin da subito comprendono di aver a che fare con un caso psichiatrico e si rendono conto di non poter intervenire e allertano il Centro di Salute Mentale di Ischia chiedendo dello psichiatra.

Mentre la donna continuava le sue escandescenze, la brutta sorpresa per i medici: sono cambiati i protocolli. Ora, davanti a pazienti con gravi squilibri mentali e quando è necessario l’intervento specialistico di chi è preposto a trattare certi tipi di disturbi, la patata bollente resta nelle mani del 118 che è “costretto” a sedare, bloccare e condurre il paziente in ospedale dove il medico del Pronto Soccorso, dopo i suoi esami allerta il CSM. Un protocollo che non si comprende e che espone a rischi enormi gli operatori del 118.

“Abbiamo rischiato grosso – sono le parole della dottoressa Russo ancora sconvolta dall’accaduto – quando siamo arrivati a Fontana. Davanti a noi c’era una scena da terremoto. Sangue, cocci, vetri, porte rotte, in quell’appartamento sembrava essersi abbattuto un ciclone. Non è possibile che per garantire un po’ risparmio alle casse debbano essere rivoluzionati i protocolli operativi. Oggi siamo esposti a pericoli molto più di prima. Ieri sera abbiamo impiegato due ore per sedare quella donna e abbiamo corso il rischio di essere feriti. Tutto questo perché dobbiamo operare senza il supporto di uno psichiatra e degli infermieri del Centro di Salute Mentale. Quando ci troveremo davanti a casi di pazienti da TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) cosa faremo?”.

Una denuncia, questa della dottoressa Russo, che ci lascia sbigottiti. E’ impensabile, infatti, che agli uomini del 118 si chieda di esporsi a pericoli personali in casi del genere. Oggi era la volta di una donna, ancorché in stato di ebrezza come il compagno, ma quando domani sarà la volta dell’ubriaco alterato e violento di turno? Bisogna alzare la guardia.

Tra telefonate alla centrale operativa e al Centro di Salute Mentale trascorrono due ore, quando, inizia a scemare l’effetto dell’adrenalina della donna che, in un momento di debolezza si accascia sul letto. Parte subito il blitz di Carabinieri e operatori del 118 che, dopo lo slamon tra vetri, cocchi e sangue, bloccano la donna sul letto, la sedano con una siringa e, rispettosi del nuovo “idiota” protocollo, legata come un sacco la conducono presso l’Ospedale Rizzoli.

Nel pronto soccorso di Lacco Ameno, mentre i medici di turno effettuano le indagini, l’effetto del sedativo inizia a finire e il responsabile del PS di Lacco Ameno è costretto, a causa della violenza della donna, a far uscire tutti fuori. La presenza del dottor Curci del Centro di Salute Mentale, voluto con insistenza già presente in Ospedale dalle richieste della dottoressa Russo (per il nuovo protocollo lo psichiatra sarebbe dovuto essere chiamato dal Pronto Soccorso dopo gli esami), permette la diagnosi e la prescrizione veloce di un TSO. Sono circa le 2.00 di notte. Verso le 04.00, la donna scompare dal nosocomio lacchese, mancano i vigili urbani…

ALLA BASE DEL LITIGIO. Secondo una ricostruzione, affidabile, il motivo del litigio era la convinzione della donna di vendicarsi nei confronti del buttafuori della discoteca Lucignolo a Forio, reo di averla allontanata dalla discoteca nei giorni scorsi. Armata di un coltellaccio, sempre secondo i testimoni, era decisa a procedere quando il compagno, esperto di arti marziali, dopo essere stata aggredito riesce a disarmarla, di lì il putiferio in casa.

LA DENUNCIA DEGLI OPERATORI DEL 118. Ne abbiamo già accennato, ma il nuovo protocollo operativo per l’intervento del Centro di Salute Mentale espone gli operatori del servizio di soccorso a rischi troppo esagerati. Ci sono casi in cui la preparazione  medica, l’esperienza e la prestanza fisica fanno la differenza. Bisogna intervenire quanto prima, non rischiamo di ritrovarci con qualche ferito.

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