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I “comunicatori” della Chiesa ischitana 

davide

Mentre Luigi Boccanfuso continua ad indossare la fascia da sindaco senza la cravatta in occasioni ufficiali (si è ripetuto ieri alla processione di Sant’Antonio, giungendovi da solo con il Comandante dei Vigili D’Amato e nessun altro membro dell’amministrazione), ho riflettuto molto nel lungo cammino che dalla Chiesa del Santo ci ha poi riportato alla Mandra, passando per Ischia Ponte, Macello, Corso e dintorni.

Non sono solo gli amministratori pubblici a disertare le processioni: finanche i fedeli ischitani (gli stessi che se non fosse stato per i pellegrini di Vitulazio, avrebbero accolto un mese fa il nuovo Vescovo con una solenne “figurella” in virtù della loro decisamente esigua partecipazione) sembrano non aver più tempo e voglia di omaggiare la Chiesa locale nelle sue ricorrenti, sante passeggiate. Se le funzioni in Chiesa della Tredicina, organizzate dai Frati Minori con in testa il brillante Padre Mario Lauro, hanno sempre fatto registrare il tutto esaurito, non si è potuto dire lo stesso al seguito del Santo di Padova nella processione di ieri. Di anno in anno –e, a onor del vero, non solo a Sant’Antonio-, vedo sempre meno gente. Il mio amico Franchino Mazzella, che ha condiviso con sua moglie la prima parte del cammino accanto a me, ritiene che questo sia “un segno dei tempi”. Sarà, ma…

Personalmente partecipo da sempre ad alcune processioni e in molti sono sorpresi che lo faccia anche oggi che non sono più né Assessore né Consigliere comunale. Una meraviglia più che giustificata, se si considera che miei ex colleghi quasi atei o comunque non avvezzi alla fede in generale, nel corso del loro mandato nuovamente una volta usciti di scena. Il quesito che mi pongo, invece, è un altro: se agli sforzi lodevoli di chi, proprio come Padre Mario, cerca di costruire con grande sacrificio e tanta umiltà eventi che avvicinino e coinvolgano sempre più persone nella vita della Chiesa oltre la ritualità, continuerà a contrapporsi una partecipazione più ludica che sentitamente credente, è forse giunta l’epoca di ricercare un netto snellimento e rinnovamento dell’approccio finalizzato alle conversioni e, di conseguenza, a mantenere vivo il livello del sentimento religioso tra la gente comune?

Ho finalmente conosciuto il nuovo Vescovo Pietro, il quale mi onorerà di un incontro la prossima settimana. Come ho avuto modo di scrivere sul mio sito al suo arrivo, ritengo che il nostro nuovo Pastore si sia presentato nel migliore dei modi, specie quando nell’omelia al Piazzale delle Alghe disse: “La chiesa deve uscire dai suoi schemi e deve aprirsi. Non è più tempo di chiuderci nei nostri recinti”. Un messaggio in perfetto stile-Bergoglio che dovrà necessariamente fare i conti con un clero locale che, salvando le dovute eccezioni, difficilmente riuscirà ad accettarlo, ancorato com’è a certi schemi inutili ed arcaici densi di personalismi e beghe di paese (e non solo).

La Chiesa di Ischia dovrebbe comunicare di più. Ma… dove sono i suoi “comunicatori”? E chi li “riforma”? Eccellenza, il cammino è già duro, ma sono certo che Lei ce la farà!

 

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