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I segni della tradizione 

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Questo post nasce da questa foto. Sono uniti e credo che il miglior titolo possibile sia “i segni della tradizione”. Tra qualche ora (48 più o meno) con 81 anni di importanza Sant’Anna tornerà a riempire di magia la baia di Cartaromana. Una magia che è difficile spiegare come ogni emozione, tra l’altro, e che merita rispetto. Purtroppo, però, questa tradizione, questa magia, non lascia segni.

La foto di Vincenzo Busiello, vincitore della International Print Exhibition 2013, mostra un uomo con una escrescenza sulla schiena, causata dall’aver trasportato grandi pesi per molti anni all’annuale Festa dei Gigli di Nola. Per i cullatori le loro escrescenze sono un simbolo del loro sacrificio e devozione religiosa.

24441_530151063697490_1312150786_nLa foto di Francesco Di Meglio, durante l’ultimo Actus Tragicus di Forio, ritrae Giò Giò a terra, col peso di una vera croce di legno che da 17 anni è lì, puntuale, a fargli male e non importa se il contributo pubblico c’è o non c’è.  E’ disposto a farsi crescere la barba, a non tagliarsi i capelli e, il venerdì santo, a sentire dolore.

Sant’Anna? Sant’Anna non lascia segni.

Ne nascosti, ne evidenti. Ho sentito e letto, in questi giorni, tanti commenti e tante dichiarazioni d’amore per la Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna e al suo Palio che rasentano pura ipocrisia, opportunità e, sinceramente, poca credibilità.

L’evento più importante del turismo made in Ischia non ha nessun seguito. Nessun amante. Nessuno che si lasci crescere “una escrescenza sulla schiena”, nessuno che senta l’impegno di lasciarsi crescere la barba e non tagliarsi i capelli.

Certo, tanti estimatori, tanti affezionati, ma nessun innamorato, nessuno “pazzamente perso” per Sant’Anna.

L’ho scritto più volte: da quando riesco a contare 2+2 mi è sempre arrivata l’idea di Sant’Anna Bancomat, dove gli artigiani di turno andavano a “prelevare” come Checcherini ne “Il Principe e il Pirata”. In queste ultime ore, sentiremo il nuovo verbo dei salvatori della festa, di chi porgerà il petto per farsi fregiare con un’altra medaglietta o con un altro articolo compiacente, ma ciò non toglierà che Sant’Anna non lascia segni.

Siamo nudi. Siamo un popolo senza storia o, se pure l’abbiamo, non sappiamo rispettarla. Rideremo in faccia quanti parleranno del 27 luglio come giorno della ripresa. Rideremo in faccia a quanti ci vorranno raccontare che per loro senza Sant’Anna non è estate….

E’ trascorso l’inverno, la primavera ed è arrivata l’estate e, senza l’organizzazione last minute altro che magia, altro che fantastica serata del 26.

Mi sento povero di tradizione. Povero di qualcosa in cui rispecchiare il concetto, semplice, di ischitanità. Non ce n’è. Non l’abbiamo o meglio l’abbiamo trattato na schifezz.

Nessuno si senta salvatore della tradizione. Nessuno, almeno che non abbia “una escrescenza” sulla schiena …scagli la prima pietra: siamo tutti colpevoli!

p.s. Se qualcuno parla d’amore e di amore autentico, non avremmo sentito il suo dolore 20 giorni fa? 2 mesi fa? 3 mesi fa?…

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