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La nuova emigrazione. A 63 anni lascia gli alberghi per imbarcarsi 

mari

Lavorare tanto e per tante ore, ma non vederti riconosciuto pressoché nessun diritto… a 63 anni si rimette in discussione e si imbarca. Ischia non ha futuro!

Ritornare a solcare i mari a 63 anni. E’ questa la storia di Mario (nome di fantasia) che quasi alla soglia della meritata pensione, ha dovuto ricominciare daccapo per poter lavorare. Infatti il nostro amico, da giovane, ha iniziato a lavorare proprio imbarcandosi sulle navi da carico che trasportavano merci nei vari oceani. Ha girato il mondo. Ha conosciuto posti che altrimenti non avrebbe mai visto. Ha guadagnato, anche bene, in modo da aiutare prima i suoi e poi per farsi una famiglia. E’ riuscito a sistemarsi casa. Però dopo tanti anni tra le onde, lontano dagli affetti, ritornando a casa ogni tre o quattro mesi ed essere considerato dai figli quasi un estraneo, ha preso la decisone di lasciare la vita da marinaio. Invece che una donna ogni porto, ha deciso di fermarsi nel porto della sua amata. E così ha intrapreso altre attività. Sfruttando le sue attitudini e le sue esperienze. Prima come bagnino, poi come idraulico, poi ancora come manutentore in diversi alberghi dell’isola. Quest’ultima esperienza forse è stata quella fatale. Si sa che per poter lavorare nelle strutture alberghiere dell’isola in modo continuativo, anno dopo anno, devi assoggettarti a determinati ricatti. O meglio, a lavorare tanto e per tante ore, ma non vederti riconosciuto pressoché nessun diritto. Siccome la lingua non riesce sempre a stare ferma, si perde l’opportunità di poter continuare a lavorare e ad una certa età si è tagliati completamente fuori. E allora il nostro amico non si perde di coraggio. Anche quando nella sua famiglia guardano in modo scettico la sua ferma decisone di tornare nuovamente a lavorare sul mare. Su una nave.

Mario ha iniziato tutto l’iter con relative visite mediche, per poter aver nuovamente il libretto di navigazione. Nonostante gli anni di sbarco abbiano cancellato tutte le sue qualifiche, non ci pensa su due volte ed inizia a seguire i vari corsi necessari per potersi imbarcare nuovamente. Così fa. Dopo aver ottenuto quanto richiesto può iniziare a chiedere alle varie compagnie di navigazione un imbarco. Non passa molto tempo e la chiamata arriva. L’emozione è forte, finalmente un lavoro con tutti i crismi e tutte le assicurazioni previste dalla legge. E’ vero, deve partire per un’ altra Regione. Ma il lavoro è lavoro.

Deve prestare servizio su traghetti di linea, come la nostra Caremar, però questa volta i figli sono sposati, i nipotini piccoli, ma da casa non resterà via più di quindici giorni per volta. La crisi ha anche questa faccia. La faccia di chi potrebbe aspettare la pensione lavorando a non più di 10 minuti da casa. Invece per finire la sua parabola lavorativa, Mario, deve ricominciare tutto dall’inizio. Un inizio, questo, che ha un sapore strano. Proprio come il mare.

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