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La salvifica società civile 

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L’approssimazione regna sovrana, nella politica made in Ischia. La luce oltre il tunnel resta un miraggio, offuscato –come se non ne bastasse l’evanescenza- dall’incapacità degli amministratori pubblici di condividere obiettivi concreti e porli a disposizione del Paese.

Non posso privare del primato d’occasione la decisione del sindaco d’Ischia di affidare l’organizzazione della Festa di Sant’Anna all’ottimo Don Carlo Candido. Il fatto in sé non rappresenta uno scandalo, ci mancherebbe, ma l’ennesima scelta di ripiego che sembra voler coinvolgere ancora una volta un garante (ho scritto garante, non testa di legno, sia chiaro) per by-passare la consolidata assenza di credibilità di Giosi Ferrandino e i suoi nei confronti degli artefici (leggasi anche “fornitori abituali” o “salvatori”) della Festa, dimostra a chiare lettere la scarsa importanza che in Via Iasolino (e perché no, tra tutti gli Ischitani) assume la presenza o meno del 26 luglio tra le serate da ricordare da ottantuno anni a questa parte. Ecco la società civile, quindi (addirittura ritrovata in un sacerdote e la sua foltissima schiera di giovani) a togliere le castagne dal fuoco al “palazzo”. Il “come”, poi si vedrà!

A Forio, Francesco Del Deo (che naturalmente non ha la bacchetta magica), si lascia scoppiare in mano la prima forte contraddizione del suo mandato da Sindaco, optando zitto zitto “for u’mercat” per una richiesta di proroga dell’area ecologica (si fa per dire) di Zaro, ulteriormente compromettendo ob torto collo l’integrità di uno degli angoli di mare e verde più suggestivi dell’Isola e calpestando la ferma volontà di rispettare la provvisorietà del rumoroso e puzzolente centro di stoccaggio rifiuti by the sea. Anche in questo caso, è la società civile a farsi avanti, avanzando attraverso un’associazione ambientalista quella denuncia che già qualcuno dell’opposizione consiliare aveva prontamente ma timidamente proposto e che oggi, con la consulenza di Bruno Molinaro, è stata presentata ai giusti destinatari e con la corretta dovizia di particolari.

A Casamicciola, le grate metalliche fuori al Capricho di Calise testimoniano un altro grave fallimento del “pubblico”, incapace di porre a frutto un patrimonio comunale che indipendentemente dal suo valore materiale, rappresenta innanzitutto una solida ed irrinunciabile questione d’immagine, finora mantenuta quasi filantropicamente a spese del solito Emiddio Calise e oggi abbandonata in attesa di un giudizio tutt’altro che universale: valore, questo, che pare mancare a chi avrebbe il diritto e il dovere di decidere. Qui neppure la società civile ha potuto ottenere qualcosa di buono, anche se riconoscere l’importanza di tale questione, apparentemente ed erroneamente attribuita al “privato”, forse nun è piett della nostra gente.

A Lacco ancora non si capisce cosa stia succedendo per la gestione del porto turistico. Intanto, fino a una settimana fa, i dipendenti della Lacco Ameno Servizi avanzavano diversi stipendi. Ma la preoccupazione degli amministratori del posto sembra, piuttosto, quella di decidere in che modo mantenere i propri equilibri pseudo-politici e lasciare in piedi antichi e retrogradi giochi di parte. E la società civile? Troppo impegnata a lavorare, incassare e curare una mangiatora sempre più vascia (ma… sarà poi vero?).

Dov’è la politica, quella vera? Proprio non si sa! Magari ad Ischia si accapiglieranno fino a notte inoltrata per decidere quali “amici degli amici” pescare tutt’altro che casualmente dalla short list per la nuova commissione edilizia, non certo per valutare una solida economia di spesa ed evitare il disastro rifiuti che, specialmente nelle strade secondarie, impera dopo la più che discutibile riforma in Ischia Ambiente. A Barano tutto tace, come se il problema dell’inquinamento ai Maronti, da dovunque provenga, sia solo un esercizio retorico, al pari della valorizzazione di Nitrodi e del ripascimento arenili. E proprio a Serrara Fontana, paradossalmente, sorgono i primi accenni di una minima consapevolezza delle esigenze del territorio, ma… senza fasciarci la testa, s’intende.

Il Paese? A quanto pare, può attendere, senza dubbio. Almeno per loro. E che la gente, poi, non si permetta di lamentarsi! Ma intanto, possibile che proprio alla società civile saremo costretti ad affidare le nostre sorti? Saremo pronti (noi e lei) a ciò?

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