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La sindrome del colon irritabile 

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dott.sa Simona Rapone*

La sindrome del colon irritabile è conosciuta anche come colite nervosa, poiché il più delle volte è causata da un forte stress psichico. Il nostro intestino può essere paragonato a un secondo cervello, in quanto deriva da una specie di estensione del sistema nervoso. Durante lo sviluppo embrionale entrambe queste strutture sono sensibili all’azione comune di alcune cellule che producono peptidi (sostanze ad azione ormonale di origine proteica).

Tale affinità tra cervello e intestino è mantenuta anche dopo la vita fetale e, dal punto di vista dell’organizzazione neuroendocrina, queste due strutture rimangono ampiamente collegate per tutta la vita. Alcune sostanze ormonali prodotte sotto stimolo nervoso vanno quindi ad agire sia sul cervello sia, inconsciamente, sul nostro intestino. Di conseguenza tutto ciò che succede a livello cerebrale, tende a ripercuotersi sulla funzionalità intestinale. Se le terminazioni sensitive che innervano l’intestino sono particolarmente sensibili a questo tipo di stimoli, il soggetto ha un’elevata probabilità di soffrire di colite. In particolare stress, collera trattenuta, intense emozioni, ansia ecc. può causare una contrazione, anche violenta e/o rapida, delle pareti del colon, causando o aggravando i sintomi classici della colite.

Accanto ai fattori di natura psicologica, la colite può insorgere o aggravarsi anche a causa di:

- ipersensibilità o intolleranza a determinati alimenti,

- stile nutrizionale inadeguato, povero di acqua o di fibre;

- ciclo mestruale(l’intestino è piuttosto sensibile ai cambiamenti degli ormoni sessuali femminili);

- alterazione della normale flora intestinale.

Questa patologia è definita da un ampio gruppo di sintomi tali da poter essere definita “sindrome”. Pur essendo veramente fastidiosa e compromissiva per quanto riguarda la qualità di vita di chi ne è affetto, la sindrome del colon irritabile è una condizione assolutamente reversibile e soprattutto non è minimamente responsabile di complicazioni gravi La maggioranza delle persone colpite da colite soffre di sintomi come:

- stipsi o diarrea, spesso alternate

- dolore e crampi addominali, gonfiore, flatulenza,

La diagnosi della colite spetta naturalmente al proprio medico di fiducia che avrà il compito di indagare in modo da escludere la presenza di altri quadri morbosi. Fondamentale è dunque il dialogo tra medico e paziente, dal quale dovranno scaturire elementi utili sulla sfera psichica del soggetto (ansia, collera, ira, stress ecc.). Il medico eseguirà poi ulteriori accertamenti per escludere la presenza di altre malattie come ulcere gastriche, intolleranze alimentari, calcoli nella colecisti, o malattie specifiche del colon. Nelle donne esiste inoltre una provata relazione tra endometriosi e sindrome del colon irritabile.

Piuttosto diffusa è per esempio l’intolleranza al lattosio. Tale disturbo è causato dalla scarsa efficienza del corpo nello scindere, attraverso un enzima chiamato lattasi,il legame tra glucosio e galattosio(i due monosaccaridi alla base dello zucchero tipico del latte). A causa di una riduzione del numero o della funzionalità di questi enzimi il lattosio prosegue inalterato fino al colon, dove è fortemente fermentato dalla flora batterica locale. Questi processi fermentativi causano un’aumentata produzione di gas, associato a dolori addominali e diarrea (sintomi tipici della colite). Per alcuni individui esiste invece una vera e propria allergia alle proteine del latte(caseine). In questi casi l’assunzione dell’alimento provoca sintomi simili ma generalmente più intensi di quelli scatenati da un attacco di colite.

Prima di diagnosticare la malattia, il medico dovrà escludere anche la presenza di celiachia (intolleranza al glutine).

Abbiamo visto come la colite sia molto spesso legata a fattori di natura nervosa. Anche la dieta può comunque incidere negativamente su questa sindrome, aggravando o scatenando i suoi sintomi tipici.

Il consiglio in questi casi è di seguire una dieta ricca di acqua e fibre. I residui non digeribili degli alimenti vegetali tendono, infatti, ad assorbire acqua, distendendo le pareti del colon e impedendo la loro contrazione nervosa. Tale funzione è svolta soprattutto dalla fibra insolubile, contenuta nei cereali e in alcuni tipi di ortaggi, alimenti che non devono mai mancare nella dieta di tutti i giorni. Proprio per questa loro capacità di legare acqua, questi cibi devono essere associati a una dieta ricca di liquidi (almeno un paio di litri di acqua al giorno), che ammorbidiscono il contenuto fecale facilitando l’evacuazione e la riduzione di dolore e gas.

Bisogna comunque rilevare che i cibi particolarmente ricchi di fibre, come i cereali integrali e i vegetali a foglia, possono talvolta essere loro stessi causa dei disturbi. Se assunta in eccesso la fibra potrebbe, infatti, avere effetti contrari a quanto sperato, provocando diarrea e accumulo di aria nei soggetti che già ne soffrono. Anche un eccesso di grassi nella dieta può aggravare i sintomi tipici della colite.

Dal piano alimentare quotidiano dovrebbero invece essere esclusi, o comunque limitati, cibi ricchi di zucchero, dolcificanti dietetici, bibite gassate, cibi ricchi di grassi, aglio, cipolla, peperoni, pepe, salse piccanti e piatti troppo elaborati. Un altro aspetto importante della dieta per la colite è l’utilizzo di alimenti probiotici, ricchi di batteri”buoni”, perché capaci di riequilibrare e rinforzare la flora batterica del colon.

Unendo a questi semplici accorgimenti un po’ di moto e qualche pausa rilassante, molte persone riescono a trarre notevole giovamento.

Qualora la semplice correzione dello stile di vita (stress e dieta) dovesse fallire, è consigliabile consultare il proprio medico, che potrà così decidere di intraprendere una terapia farmacologica.

(*)Specialista in nutrizione, dietoterapia, e medicina naturale – simonarapone@virgilio.it

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