l'informazione ispirata ai valori del giornalismo di Domenico Di Meglio|venerdì, aprile 29, 2016
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L’A.V.O. 

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L’A.V.O. nasce negli anni 1973- 1974 come aiuto al malato ricoverato nelle strutture ospedaliere. Nell’era di un progresso tecnologico imprevedibile, ma non confortato da una adeguata evoluzione etica,si avvertono i sintomi di un delirio di onnipotenza che finisce per emarginare la sofferenza dell’uomo e la morte,espressioni contrastanti con l’ idolo della bellezza, della riuscita.

Poiché la sofferenza è ineluttabile compagna della vita dell’ uomo, anche essa deve avere un valore vitale da scoprire e onorare cercando la guarigione in unità con il malato. La motivazione dell’A.V.O è quindi la speranza, vissuta nell’ amore dell’attimo presente.

Il volontario vuole essere presente nell’ iter del processo diagnostico e terapeutico,condividendo ansie e aspirazioni del malato e concretizzando questa sua presenza con la disponibilità, alla comunicazione, con il piccolo atto di servizio nella quotidianità. In altre parole cercando di essere l’amico del malato,ma nell’accezione evangelica di colui che è disposto a “morire” per l’altro.

Morire per l’ altro è svuotarsi di problemi propri, è donare il proprio tempo, il proprio pensiero all’altro. Ci si propone allora di testimoniare che il malato non è un uomo che perso la sua dignità,il suo valore  di persona, la sua capacità di dono. Non è in altre parole il polo negativo della azione positiva di chi cura o conforta, ma è un prossimo con il quale si può stabilire un rapporto di amore, che è presenza di Dio fra gli uomini. E questo in modo elettivo, se è vissuto fra spirito di servizio e di offerta. La nostra preoccupazione è, si direbbe oggi,la soddisfazione del malato e del suo parentato nella logica del rispetto dei diritti e dei doveri.

L’uomo fisicamente guarito sia anche uno che ha sperimentato la solidarietà e incrementato la fiducia, la stima, l’amore per il prossimo, in altre parole uno ha scoperto la cultura del donare e del dare,contro la cultura corrente del mercato e dei consumi. Non si può pensare ad una risoluzione favorevole dei problemi attuali ,se non si considera la Sanità una fra le fondamentali realtà del Bene Comune. Pertanto non è possibile prescindere dalla Comunità Sociale, dal diffondere una cultura sanitaria, dal comprendere e definire quali sono i diritti, ma anche doveri del singolo cittadino. Personalmente credo che l’ A.V.O. possa essere una ottima scuola per realizzare il giusto rapporto fra mondo della Sanità e Comunità Sociale, non solo sotto l’aspetto di diritti-doveri, ma anche promozionale e di critica propositiva.

Mi sembra cosi di intravedere  la basa  certa ,sicura per una cultura nuova, una cultura del dare e del donare,una cultura controcorrente  alla attuale predominante cultura dell’ avere, del consumismo, della competizione con l’altro. Non ha importanza quanto si fa anche se ognuno deve donare il meglio di sé,ma la finalizzazione degli atti. Sarà sacro allora il grande intervento del medico, cosi come la semplice offerta di un bicchiere d’ acqua all’assetato. Lasciamo al Signore il centuplo.

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