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Lacco Ameno. Complotti, potere, eccetera, eccetera 

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Graziano Petrucci |  Con l’invio della chiusura delle indagini ai cinquantacinque indagati ex art 415 bis C.P.P., di cui è interessato anche l’On. Domenico De Siano così come alcuni elementi dell’Amministrazione Lacchese, viene da fare alcune considerazioni.

Innanzitutto “non destano preoccupazione” le circa ventimila telefonate fatte dal dipendente della Lacco Ameno Servizi, William Vespoli, o i circa settemila “colpi “ di De Siano o Tuta Irace, peraltro nello stesso periodo di riferimento, dal 2006 al 2007, per fini non propriamente istituzionali. Telefonate eseguite con numeri a tariffazione illimitata ,e dunque, a carico della cittadinanza, sancite con delibere fuori bilancio.

Non ci inquietano l’acquisto di carburante a prezzi “ modici “ per il motoscafo “ La Reginella “ del nostro Onorevole per consentirgli il consueto giro in barca fino a Ustica. Oppure la distruzione di atti pubblici, al fine di occultare le registrazioni di contravvenzioni sanzionate nell’area marina protetta di quella zona. O i segnali, da parte del dirigente della ASL Carraturo, per metter in guardia il De Siano della prossimità del controllo presso un suo albergo, la “ Villa Svizzera “, da parte degli uomini della P.S. ovvero facilitargli l’elusione da investigazioni portate avanti dall’autorità giudiziaria.

No queste “bagatelle” non ci preoccupano e ci fanno anche un po’ sorridere in verità.

La politichella fatta di scambi dove la merce è – ancora – il baratto si è sviluppata e, tuttavia, rappresenta il modo di fare in una dimensione primitiva come la nostra. Potrebbe essere oggetto di studio per antropologi e sociologi. Cercare di capire perché, sull’isola, ci troviamo tuttora in una fase preistorica, della società, della politica e dei rapporti che da essa dipendono, sarebbe pregevole studio da pubblicare in una di quelle riviste scientifiche che studiano il comportamento, e per certi versi la stupidità dell’uomo. Giusto per tornare – o rimanere – agli onori della cronaca.

Ciò che rattrista e che tende a configurarsi come verità, dove il potere e le posizioni che ne derivano, sono utilizzati per propri fini creando escamotage “ad hoc”, è una quasi edificata consapevolezza in cui la legalità è la parte deviata. Che questo spaccato tangibile, con abusi e falsificazioni, artifizi e raggiri, con i concorsi tra i personaggi finalizzati all’utilizzo della Polizia Municipale come strumento contro uno dei membri dell’amministrazione dell’epoca, è arrivato sulla nostra bella isola verde, felice e ridente cittadina.

Il mare che tendeva fino a qualche tempo fa a dividerci e distinguerci da dinamiche che con la camorra hanno una qualche attinenza, non foss’altro per il modo col quale prendono vita, non ci tutela più. Dovremmo essere contenti in realtà, almeno in questo c’è la tanto agognata continuità territoriale che, da ieri, possiamo dire, abbiamo costruito con tanta passione e abnegazione. Non avremmo potuto senza l’aiuto del potere e di personaggi in sintonia che con questo. Col suo lato infimo dalla faccia deforme.

La molla che scatta, di cui certo grossa parte della tensione è da individuarsi nella una sicura voglia di prevaricazione o di riscatto sociale – saranno poi gli scienziati a valutarlo, naturalmente – presenta peraltro ragioni familiari alla base. E di familiarità si può parlare quando tra gli indagati ci sono parenti del nostro deputato.

Di queste cose, come il segreto di pulcinella, tutti sapevano. L’ufficialità della chiusura delle indagini, con la certa possibilità di produrre documenti da parte degli interessati, sicuramente non ci dice nulla della loro colpevolezza. Come Benigni, a scanso di equivoci e a tutela del garantismo, diciamo “ se queste notizie fossero confermate” aggiungendo “ma io non credo, figurati se è vero”!

Di sicuro, magari qualcosa salterà fuori a discolpa ma, pure, qualche altra andrà ad aggiungersi alla lista dei capi d’imputazione, di qui a qualche tempo.

La situazione non tocca soltanto nomi eccellenti della politica lacchese. Pure per una Barano, culla anch’essa di abitudini nostrane dove la casta si manifesta in altre modalità, si definiscono contorni più marcati di una storiaccia che individua il suo fil rouge nel complotto di sistema.

Ciò che allora rende più chiara la visuale, accanto alle numerose diramazioni d’inchieste madri o figlie conosciute ai più, mentre altre ancora ne verranno, è questa non curanza da parte di questi che dovrebbero essere uomini delle istituzioni. Rappresentanti di una cittadinanza e che per il paese dovrebbero fare le cose. A quanto pare purtroppo quest’attenuante si dissolve dinanzi al puro egoismo, che non è sano, matrice di comportamenti subdoli e irrispettosi del mandato elettorale ma rispettosi, invece, della tutela del proprio orticello.

Non ci resta che attendere i progressi della giustizia unico bastione di sorveglianza, oltre che delle regole, di una morale che sembra, esser sparita, inghiottita dalla spirale del tempo che favorisce, specie in politica, la recrudescenza della coscienza. Disintegrata in nome della competizione malsana, della salita alle alte vette e del disprezzo mascherato, dall’ombra delle mani tese per cui un diritto talvolta, quasi del tutto in maniera automatica, diviene una cortesia fatta all’amico.

Di certo con i tempi che corrono nulla di tutto ciò, sarà portato a un livello di valutazione per la quale la presenza di rispetto e dignità, dove presenti, potrebbe indicarne correttamente le uscite. Siamo lontani, dunque, da accenni di sensi di colpa o passi indietro. Avanzano invece la spocchia e le sindromi da prima donna per essere finiti nuovamente nella cronaca. Naturalmente per inserire nei propri curriculum non la gloria di risultati o conquiste sul campo ma il percorso didattico dell’illegalità diffusa che spesso rilascia tanti attestati quanti sono i gradi del nostro garantismo. Vuoi mai che grazie alla continuità territoriale si possa essere più velocemente riconosciuti in terraferma. Autentici purosangue da battaglia e di voti.

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