l'informazione ispirata ai valori del giornalismo di Domenico Di Meglio|venerdì, aprile 29, 2016
Sei qui: Home » ipad » Leonardo Di Costanzo premiato a Venezia: “Difficile girare questo film senza cadere negli stereotipi”

Leonardo Di Costanzo premiato a Venezia: “Difficile girare questo film senza cadere negli stereotipi” 

Venice Film Festival

Il suo “L’intervallo” esce oggi nelle sale ma ha già ricevuto il “Best Innovative Budget”

Raccontare “come si forma e sedimenta la mentalità camorristica attraverso due adolescenti, il cui pensiero è ancora in formazione. Dal luogo che li imprigiona i protagonisti ci si confrontano”’. E’ uno degli spunti, spiega Leonardo di Costanzo, alla base della sua opera prima, L’intervallo, presentata alla Mostra di Venezia in Orizzonti, premiato con il “Best Innovative Budget” e in uscita oggi distribuito da Cinecittà Luce. La storia ruota intorno alla giornata estiva che due teenager, Salvatore (Alessio Gallo), timido e riflessivo, venditore ambulante di granite con il sogno di diventare cuoco e Veronica (Francesca Riso), apparentemente sicura di sé e indipendente, devono trascorrere insieme in un enorme edificio al centro di Napoli (che in realtà è il Leonardo Bianchi, dove sono state girate le scene). Un ex collegio, dove il ragazzo è stato incaricato di portare e sorvegliare Veronica, in attesa dell’arrivo di un boss della camorra, che deve ‘punire’ la ragazza. “La prima versione della sceneggiatura è nata più o meno nel periodo di Gomorra, ma ci eravamo fermati perché temevamo che la storia dei due ragazzini nello stesso ambiente non reggesse un film – dice Di Costanzo, già pluripremiato documentarista -. Abbiamo mescolato aspetti realistici e non, come l’esplorazione del mondo immaginario dei due ragazzi, per evitare che il tema della camorra li schiacciasse. Anche se proprio prima delle riprese è accaduto un fatto di cronaca simile alla trama. Un ragazzo era stato picchiato perché si era fidanzato con una ragazza di un clan”. E’ molto difficile “girare a Napoli, già molto raccontata – sottolinea – ma gli stereotipi non vanno evitati, perché rischi ti colpiscano a tradimento. Bisogna trovare altre chiavi di lettura”. I due bravissimi protagonisti esordienti sono stati scelti dopo un casting con oltre 200 ragazzi, da cui ne sono stati selezionati dieci: “Dovevamo salvaguardare la spontaneità, mantenere la massima verità, tant’è che la sceneggiatura – spiega Di Costanzo – era scritta in italiano. I ragazzi l’hanno sempre di più fatta loro, rendendola in dialetto”. Fondamentale anche la scelta del luogo dove girare, “che ha condizionato, con i suoi spazi, la scrittura”.

“Salvatore è molto diverso da me, è timido e riflessivo, io sono più estroverso – spiega Alessio Gallo, 18 anni -. Mi sono divertito molto a recitare, ma non mi aspetto nulla, vedremo, ora torno al mio solito lavoro di fruttivendolo”. E aggiunge: “La camorra a Napoli ovviamente c’è, ma non è addosso a ogni persona. Dipende sempre dalla strada che vuoi prendere”. Anche Francesca Riso, 17 anni, sottolinea le differenza da Veronica, “che è molto più forte e orgogliosa di me, io sono timidissima. Io in una storia così mi sarei arresa subito. Sono strafelice di aver fatto il film ma ora si torna alla vita di tutti i giorni, scuola, doposcuola e casa”.

Dunque la camorra vista attraverso gli occhi di due adolescenti, con il documentarista Leonardo Di Costanzo che esordisce alla regia di un film di finzione con “L’intervallo”.

“Ho pensato di filmare gli adolescenti perché mi permettevano di capire la mentalità della camorra, di osservarla come sistema di valori condivisi nel quartiere. Non siamo di fronte a un film su una banda criminale”, spiega il regista. “L’intervallo ha uno sguardo diverso rispetto a Gomorra, è più riflessivo, punta più a capire le ragioni di certe dinamiche più che a denunciare le azioni della malavita”, aggiunge Braucci. Leonardo segue i due protagonisti, per la prima volta sul grande schermo, nei corridoi dell’edificio diroccato mentre passano il tempo raccontandosi storie fantastiche. Lo sguardo documentaristico si fonde a quello immaginario. “Volevo iniziare una nuova fase, sentivo di aver terminato un percorso, pur portandomi dietro i riflessi di documentarista – racconta Di Costanzo -desideravo fare una passeggiata in un mondo immaginario”.

Commenta

You must be logged in to post a comment.

UA-17747172-1