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Lettere al Direttore. Umberto Maltese: “A margine delle proteste per gli aumenti tariffari trasporti marittimi” 

Umberto Maltese

In ordine al contenuto degli interventi di Gaetano Di Meglio “Ischia, non credere alla protesta caprese. Sono sempre in malafede” e quello di Ida Trofa “La protesta di qualità, una protesta d’elite!…..”, mi corre l’obbligo di chiarire alcuni aspetti, a mio parere alquanto devianti rispetto alla reale portata degli avvenimenti. Lo faccio ovviamente in quanto persona informata dei fatti e per aver collaborato in prima persona sia al dibattito sull’isola d’Ischia (Casamicciola e Panza) e sia – tramite l’AUTMARE – alla protesta di Capri, nonché per la frequentazione dell’isola per ben 27 anni, a causa motivi di lavoro. Innanzitutto, ritengo che sia vero solo in parte l’assunto secondo cui “Capri vuole dire basta al turismo mordi e fuggi e, con la scusa del caro biglietti, dice no allo sbarco!”. In realtà, le amministrazioni comunali di Capri hanno sempre privilegiato una scelta politica, molto datata nel tempo, di coniugare da un lato certamente le condizioni di un certo turismo di elite, preservandone le condizioni affinchè questo si consolidasse, ma dall’altro, non disdegnando però di curare anche il cosiddetto turismo di massa, con alcuni accorgimenti al fine di evitare gli “accampamenti notturni”, come spesso avvengono ad Ischia. Al di là del richiamo mondiale di personalità del cinema, della politica e dei magnati, bisogna comprendere che l’esiguità territoriale dell’isola di Capri ha necessitato di correttivi che non rispondono solo alla logica del turismo di elite. D’altra parte, e posso dirlo con cognizione di fatto, le migliaia di turisti giapponesi, cinesi, polacchi, ma anche italiani ed in particolare un ceto piccolo medio borghese di famiglie di commercianti e impiegati napoletani, non rappresentano certo un turismo di elite. Certo per la risonanza mondiale, per le indubbie caratteristiche che offre Capri (molto ben pubblicizzate), le migliaia di turisti stranieri e non che ogni giorno sbarcano a Capri ma che in giornata stessa rientrano in terraferma, rappresentano un segmento di quel turismo mordi e fuggi che si vorrebbe negare e che si coniuga con la realtà dell’atavico retaggio del  turismo di elite verso il quale, credo legittimamente, si tende pure a salvaguardare. Ciò detto, stante l’esiguità ricettiva e territoriale e la limitatezza dei servizi accessori, inizialmente cennata, la verità è che le Amministrazioni comunali – a prescindere invero dal colore politico – hanno sempre privilegiato, legittimamente, la scelta politica di limitare gli accosti serali di navi ed aliscafi a prescindere dal vettore pubblico o privato che sia, al fine di evitare accampamenti in strade e spiagge (pressoché inesistenti), con schiamazzi notturni, fuochi e accumuli di immondizia in ogni angolo, ma anche per evitare pericolose incursioni (queste mordi e fuggi) di malavitosi e ladruncoli vari (Ischia ne sa qualcosa) che dopo  il “colpaccio”, prendono la via di fuga con le ultime partenze o le prime del mattino. Mi pare questa una tutela legittima degli interessi turistici ma anche sociali dei Capresi, il che non vuol dire solamente salvaguardia del turismo di elite. Circa il riferimento all’asserito  trattamento da pirati ai comandanti Snav e delle gite turistiche, non mi è mai parso di riscontrare tutto quest’ostracismo (chiedete ai commercianti di Capri): d’altronde, a parte il popolo degli yacth, sono proprio i catamarani i mezzi preferiti dal turismo di alite e non certo i traghetti Caremar che “vomitano” dalle capaci stazze, migliaia di passeggeri a fronte di tariffe molto inferiori e quindi accessibili a quel turismo di massa la cui presenza si vorrebbe negare. Pertanto, pur riservandomi un intervento ad hoc, ritengo che i motivi della protesta odierna, così come anche da voi parzialmente rappresentati e come emersi altresì dalle interviste ai giovani capresi, vadano pienamente nell’interesse comune di tutte e tre le isole del golfo di Napoli. Infine, circa il perché di Ida Trofa sulla circostanza che “..l’accosto straordinario della Caremar che aveva imbarcato la folla rimasta a terra su Napoli, non è stato consentito ….ed il comandante di bordo…..si è sentito chiamare ‘crumiro.’”, la ragione sta nel fatto che era stata fatta circolare tra i partecipanti alla protesta (forse artatamente) la voce che a bordo della nave Caremar fossero stati fatti imbarcare passeggeri con biglietti di armatori privati, il chè non corrispondeva al vero, tanto che il Sindaco di Capri ha ritenuto dover chiamare il comando della nave Caremar, porgendo le scuse della cittadinanza e l’invito a ritornare a Capri, cosa poi avvenuta. Semmai, posto che non era affatto scontato che la protesta non avesse bloccato l’ingresso in porto anche della Caremar, bisognerebbe chiedersene il perché. Un “perché” probabilmente da ricercare nel fatto che l’armamento privato ha quasi totalmente dismesso l’area traghetti per puntare (chissà perché???…….) sul trasporto veloce, tanto da brigare per l’eliminazione totale delle corse aliscafi Caremar e l’accaparramento delle linee attraverso un consorzio che vede raggruppati la quasi totalità degli armatori privati. Se poi aggiungiamo i ricorrenti disservizi e le discriminazioni verso i residenti che più volte abbiamo letto sulla stampa e l’arroganza con cui si è voluto attuare un ritocco tariffario, forse parzialmente comprensibile ma praticato illegalmente, si può comprendere maggiormente il comportamento dei capresi. Sul riferimento all’assessore regionale Vetrella e le ragioni della protesta, rinvio ad un successivo intervento.

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