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Per Don Franco Piro, un dolce ritorno al Cielo 

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Luciano Castaldi | “I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani” (Sal 18,2).  In uno splendido pomeriggio primaverile, carico di azzurro, di sole e di aria buona, le campane dell’isola d’Ischia hanno suonato a festa per accompagnare il ritorno al Cielo dell’anima buona e dolce di Don Franco Piro, parroco per oltre un quarantennio della Comunità di Santa Maria di Montevergine a Forio. “Dio ci ha creato per essere felici”. È questa la sintesi della sua vita, del suo ministero al servizio di Dio e degli uomini, specie di quelli più deboli e poveri, seguendo le orme di San Francesco di Paola. E proprio in alcuni locali della Parrocchia di Santa Maria di Montevergine, siti in Via Purgatorio, è nato quel Centro di Accoglienza “Giovanni Paolo Secondo”, che rappresenta uno splendido esempio di carità cristiana, fortemente voluto anche dal Vescovo d’Ischia, padre Filippo Strofaldi. È, infatti, l’amore la perfezione di ogni cosa. E solo sull’amore saremo giudicati. Anche per questo Don Franco Piro, ha sempre rifuggito la ricerca del consenso a tutti i costi, il lungo applauso, il ben dire della gente dopo i suoi discorsi… Ha certo anche sofferto quando in tanti hanno dimostrato di non aver compreso il senso autentico della Carità, provando a ostacolare i suoi progetti, ma ha sempre evitato di alimentare le discordie, le polemiche, i rancori. Preferiva restare attaccato al linguaggio essenziale, sodo e al contempo rigoroso e inequivocabile del Vangelo.

Figlio di una famiglia di pescatori di Lacco Ameno, orgoglioso delle sue radici popolari, don Franco amava spesso, nelle sue omelie e nei momenti liberi, ricordare i tempi della sua infanzia, allorquando i ritmi erano diversi… e il senso del “Natale non era disturbato dalle, pur belle, mille luci colorate”. Nato il 21 gennaio del 1937, fu ordinato sacerdote il 2 luglio del 1961, Festa della Madonna delle Grazie, nella Chiesa Parrocchiale di Lacco Ameno. Appena pochi mesi fa per il cinquantesimo della sua ordinazione è stata dunque festa grande, ma sempre all’insegna del suo stile sobrio e della preghiera, tra le rocce di Zaro, di fronte a quel panorama stupendo che tanto lo affascinava.

L’uomo è tanto più grande quanto più è capace di stupore davanti alla bellezza della creazione. Poiché i segni del Trascendente sono visibili nell’immanente. Nella giornata di sole, nella schiuma delle onde, nel caldo della sabbia, nel gesto del tuffo del bambino, nell’aroma della pipa, nel bicchierino di grappa. La terra, questa terra a cui siamo tenacemente attaccati e di cui siamo innamorati è solo l’anticamera della  Dimora del Padre. A Dio, caro don Franco. Ti abbiamo voluto bene!

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