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“Pontile 2″ ad Ischia, come buttare 300.000 euro 

pontile

296 mila euro per aggiustare il pontile 2 …e poi demolirlo
La Regione per rifare il “Pontile 1” vuole sistemare lo sconcio della Riva Sinistra

dalla redazione | Leggendo il Decreto Dirigenziale n. 4 del 5 marzo scorso, firmato dal funzionario della Regione Massimo Pinto, apprendiamo che sono stati stanziati circa 300.000 euro (€ 296.607,83 per la precisione) per delle opere da effettuare nel Porto di Ischia. La nostra mente è subito andata a possibili riqualificazioni e messe in sicurezza, ma poche righe dopo ci siamo resi conto che la cifra stanziata è destinata a ben altro uso. Dalla nota si apprende che sarà un “intervento urgente di ripristino provvisorio della funzionalità del pontile Italia ’90 al fine di garantire la continuità dei servizi di collegamento marittimo nelle more della demolizione e ricostruzione del pontile Italia ’90 n. 1”. Proseguendo nella lettura emergono altri dettagli su cui riflettere.
Iniziamo con l’oggetto del decreto: intervento urgente di ripristino provvisorio della funzionalità del pontile Italia 90 n. 2 del porto di Ischia al fine di garantire la continuità dei servizi di collegamento marittimo nelle more della demolizione e ricostruzione del pontile Italia 90 n. 1 – approvazione progetto esecutivo e determina a contrarre.
Questa soluzione è stata decisa al termine dei lavori del tavolo tecnico svoltosi lo scorso 18 novembre 2011 alla presenza dell’Autorità Marittima locale, del Comune di Ischia, delle compagnie marittime che utilizzano la struttura.
I pontili presenti sullo specchio d’acqua del Porto di Ischia versano in uno stato fatiscente da anni, tanto che il Pontile 2 risulta chiuso da molto tempo, inagibile e pericolante. Ecco perché la spesa per riportarlo in funzione è così elevata.
Ma una volta che il Pontile 1 sarà demolito e ricostruito, quale sarà la fine riservata al Pontile 2? Sarà demolito anch’esso o continuerà a essere utilizzato?
Il Pontile 2, visto il suo posizionamento proprio prospicente al “Tondo”, era destinato alla demolizione per diversi motivi, anche in virtù delle rimostranze cultural-popolari che negli anni sono state portare avanti dai cittadini e dalle associazioni. E ora vengono stanziati circa 300.000 euro per riportare in uso un’opera obsoleta che sarà, poi, demolita!
Come se la volontà popolare fosse una semplice opzione per amministratori del calibro di De Siano o Ferrandino!
Come se i fondi pubblici fossero la manna caduta da cielo da distribuire in favore dei soliti noti, siano essi albergatori o capitani di ventura.
Come se l’isola d’Ischia fosse un feudo per coloro che hanno avuto il privilegio di esserne eletti amministratori.
E il popolo tace.
Ma fino a quando potranno abusare delle cariche che ricoprono?
Il nuovo progetto di riqualificazione del Porto di Ischia parla chiaro e sono ancora tanti e vari gli interventi che interessano quell’area, e di certo non è un buon impegno di spesa buttare letteralmente a mare una cifra così alta. D’altronde, i mezzi veloci potrebbero anche ormeggiare direttamente in banchina, con un risparmio di strutture e di spazi (un po’ come avviene al Molo Beverello a Napoli o come di tanto in tanto attracca il San Pietro della compagnia di navigazione Caremar) e con una conseguente riqualificazione degli ambienti limitrofi il molo stesso. Chi impedisce che ciò avvenga? Da questa vicenda risulta facile capire quanto siano prevaricanti gli interessi delle lobby armatoriali mei confronti della sana gestione delle nostre risorse economiche ed ambientali e come, in questo periodo pre-elettorale, esse siano tenute nella massima considerazione in virtù, forse, d’importanti sponsorizzazioni a favore degli Amministratori docili ai loro segnali.  Invece di spendere una cifra talmente elevata in un’opera momentanea, questi fondi sarebbero potuti essere girati al comparto turistico, per una riqualificazione, ad esempio, del Palazzo d’Ambra ove creare una Stazione Marittima a tutti gli effetti e con tutti i servizi al suo interno, siano essi di biglietteria o di ristoro.
O, ancora, l’Assessore De Mita avrebbe potuto reclamare tali fondi e utilizzarli per opere di promozione turistica in loco, con strutture a misura di turista.
Invece, presto inizieranno i lavori di manutenzione di un’opera obsoleta e destinata ad un uso momentaneo, opera che è costata (e ancora costerà) tanti soldi da far uscire dalle casse pubbliche.
I soldi pubblici sono anche nostri soldi, e noi dovremmo spingere gli amministratori ad essere più oculati nelle scelte di spesa per cercare di destinare i già risicati fondi ad opere ben più importanti.

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