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Prevista una nuova riduzione del 50% del personale paramedico.Il Rizzoli è oramai un caso d’esodo infermieristico di massa: adesso basta!. 

rizzo

Ma i direttori Peruzzo e Grosso che fanno? Chi tutela i diritti della comunità e quelli dei lavoratori rimasti?

Il diritto alla salute non è una questione di bilancio. Non sono valse le manifestazioni pacifiche, le serene richieste di aiuto, la concreta e palese manifestazione dell’urgenza e della necessità che attanaglia e paralizza l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno da anni oramai. Al rinnovarsi delle gestioni e appena la terraferma ed i suoi ospedali chiamano alla mobilità, il Rizzoli si svuota, quasi attanagliato da un morbo che spinge all’esodo incondizionato del personale paramedico. Nonostante le promesse, le parole son risultate vuote e chi le ha proferite si è rivelato privo di affidabilità concretizzando questo suo essere nei fatti. Ospedale Rizzoli di Lacco Ameno punto e a capo. Sono previsti ulteriori tagli al nosocomio lacchese del 50%. Una tragedia in termini sanitari per realtà come Ischia, come Procida, fortemente disagiate. E’accaduto che il reparto operatorio abbia dovuto sostenere una emergenza notturna con ben due operazioni da fare in contemporanea per questioni di indifferibile necessità. Una questione particolarmente delicata, di vita o di morte eppure in servizio vi erano solo due infermiere che in entrambi i casi hanno dovuto assistere il paziente e coadiuvare il medico. Pensate con che rischio e andando contro a quali disagi si deve lavorare per garantire un diritto sacrosanto. Al 31 dicembre 2011 la situazione unità paramediche operative era così composta:

6500 richieste per malattia
9756 richieste di ferie
A questo aggiungiamo il personale già sotto organico, l’ulteriore taglio del 50% e il trasferimento per mobilità entro maggio di altre 16 unità, la sintesi sta nella distruzione materiale dell’ospedale lacchese che sicuramente avrebbe bisogno di ben altro organico in riferimento all’attuale flusso sanitario che l’investe.
La verità è che non vi sono esponenti autorevoli della struttura in grado di farsi carico della tragedia sanitaria ischitana. Non la si prenda come un fatto personale, ma se il pesce puzza dalla testa, allo stesso modo, appare incontestabile che se il Rizzoli muore e viene privato del suo personale è colpa del direttore sanitario. Un direttore che per timore di ritorsioni personali asseconda qualsiasi dictat della direzione centrale ASL, dei manager. Forse l’ospedale avrebbe bisogno di un responsabile di polso con una certa carriera alle spalle, di spulcia carte ne abbiamo ormai abbastanza e i risultati di un non governo sono sotto gli occhi di tutti.
Con i tagli a personale si elidono servizi e contestualmente per risolvere e rogne si chiudono i reparti. È accaduto con a Gastroscopia, un reparto richiestissimo e fondamentale, chiuso dall’oggi al domani per carenza di personale e per l’impossibilità del medico a sostenere i turni. L’ospedale è allo sbando e a cittadinanza rischia seriamente di non sapere come curarsi! Si gioca sull’isola d’Ischia, si fa clientelismo spicciolo ed il presidio langue. Questo se solo pensiamo che nell’anno in corso per il Rizzoli non ci son stati progetti e catalizzatori di fondi tranne che per la direzione sanitaria che ha ricavato ben 10mila € per gli altri comparti invece niente. Si sono buttati al vento per gli interessi di pochi, gli sforzi ed i rischi di chi con dedizione e sacrificio quotidianamente opera in condizioni estreme per garantire il diritto alla salute nella attesa che gli si porga una mano. È stata quest’ennesima mancanza di rispetto, il concretizzarsi dell’individualismo spinto e del menefreghismo imperante nel sistema sanità e nel sistema ospedale Rizzoli in particolare a spingere gli operatori a lanciare l’ennesimo grido d’aiuto.
L’ospedale è un bene da tutelare e sostenere, un bene da preservare e non svilire al semplice ruolo d’impresa da sfruttare ed incerottare nello sterile tentativo di conservare le apparenze ed i bilanci. É il momento di agire e lottare tutti per un nostro diritto sacrosanto, il diritto ad un ospedale in salute, funzionale e funzionante, un ospedale dove si ha la certezza di essere curati e non l’illusione di dover elemosinare un favore. Questo è di un problema articolato e serio, sottovalutato o affatto valutato sin’ora e per la cui risoluzione è giunto il momento di agire per contrastare le inadempienze di dirigenti e politici per arginare la latitanza delle istituzioni.
Speriamo che qualche nostro autorevole esponente si faccia carico di questa situazione, una vergogna manifesta al punto di divenire indecente. Il diritto alla salute non è una questione di bilancio o di polemica fine a se stessa né può essere trattato come materia riservata agli addetti ai lavori, lasciando ai cittadini il ruolo passivo di semplici spettatori, l’ospedale è un bene sopratutto nostro!

Ida Trofa
Lacco Ameno

 

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