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Procida. Caro Sindaco e… non solo 

Arcangelo Lubrano
Caro Sindaco,
Lei ha preso la decisione giusta, far rimanere le giostre a Marina Grande. Certamente il bello, lo svago, il divertimento, l’armonia deve guidare ogni amministratore e cittadino che vuole il bene del paese. Ma come in tutte le cose esiste una “gerarchia” .
Il ben-Essere dell’uomo , il diritto di crescere in un ambiente sereno, gioioso e sano . I bambini, fortunati come me, nati negli anni 50 giocavano a pallone in mezzo alla strada; dove s’interagiva con le diverse generazione, quindi la strada diventava luogo educativo, d’ incontro, di relazioni .
Ora i bambini sono chiusi in casa o negli oratori, i vecchi nelle loro case o nei bar e i giovani ad occupare la notte…. lasciata libera dagli adulti . La strada, le piazze occupate da scatole di ferro, che noi chiamiamo macchine, “libere di giocare ad uccidere e violentare”.
Lei ha fatto bene a vietare il posteggio a via Roma e farebbe cosa ancor più meritevole istituirlo ad ambo i lati; e farebbe cosa ancora più nobile se mettesse nel conto, lo spostamento della pompa di benzina da qualche altra parte.
Lei Sig Sindaco ha fatto bene a istituire il divieto serale, ma la prego domattina , vada a prendersi un caffè all’Olmo Bar e si renderà conto, spero, del benessere dei noi cittadini, dell’aria che si respira, del caos che incontrano i tanti ospiti e non, percorrendo le strade ; potrà rendersi conto che non basta “vietare”.
Poi vada a compare delle scarpe, semmai nel negozio nei pressi della panetteria, perché ogni amministratore, consigliere di maggioranza o di opposizione deve “calzarle”, perché a quanto pare, dopo l’elezioni tutti calzate le “pantofole”, così potrà ammirare i tanti privilegiati che hanno il permesso di ovviare i sensi unici.
Autobus da rottamare che scaricano fumo nero e i camion compattatori che passano ad ogni ora del giorno accompagnati da vigili solerti con sirene accese.
Poi vada a piedi al Comune insieme a qualche amico o parente che ha un bambino piccolo in carrozzina, cerchi di arrivare al Comune portando la carrozzina sul marciapiede, dopo essere arrivato, si faccia accompagnare alla Chiaiolella dai vigili, lo aspetterò insieme ad un amico diversamente abile che ogni giorno tenta di fare il bagno, poiché con la sua carrozzina diventa opera ciclopica, poter raggiungere il mare.
“Mi sta a cuore” era il grido di Don Milano, mi sta a cuore l’altro, il suo ben-vivere, forse Lei e non solo Lei, non si son resi conto che questa parola, sulla nostra isola, ha poco diritto di cittadinanza.
Qui si muore di traffico, di cemento, di disoccupazione di violenza, di soprusi, di privilegi, di spartizioni di poltrone, di liturgie, di sagre, di case chiuse, di troppi attenti al cane. Si muore perché l’altro è un mio nemico …
Su quest’isola si “muore” !!
E  allora…. Inventare nuovi percorsi, inventare la democrazia partecipativa, inventare l’incontro, inventare il dialogo, inventare la meritocrazia, inventare ciò che è già realtà ma ….altrove.
Arcangelo Lubrano



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