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Senza idee non c’è futuro. 

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Benedetto Valentino | Il vero dramma del Mezzogiorno non consiste nei gravissimi problemi che lo attanagliano. Consiste nel fatto che le sue classi dirigenti (politici, imprenditori, professionisti, intellettuali) siano incapaci di cercare soluzioni e rimedi”.
Cosi scrive Angelo Panebianco sul Corriere nel suo editoriale di qualche giorno fa. E il vero dramma di Ischia si inserisce proprio nel piu ampio contesto del Mezzogiorno. Quali soluzioni sono state trovate sulla nostra isola? Nessuna negli ultimi trent’anni. Tutto è fermo alla programmazione fatta all’epoca da Enzo Mazzella e da Franco Iacono. Da allora buio assoluto. E non è un problema di maggioranza o opposizione, ma del clima generale che si è instaurato. Basta dare una occhiata alla composizione del consiglio comunale di Ischia o di un altro consiglio comunale dell’isola per rendersi conto che da trent’anni l’ossatura della classe politica è sempre la stessa. Basta leggere i nomi dei consiglieri che sono sempre gli stessi. E peggio va se si considera il contributo dei “giovani” che hanno mutuato le antiche pratiche consociative e clientelari senza apportare una sola idea degna di questo nome.
Da trent’anni si continua solo a spendere soldi per illudere giovani “vigilini” che non avranno mai la speranza di essere assunti, si continuano a buttano soldi per rifare qualche marciapiede o per qualche piazza senza identità architettonica.
Peggio va se si parla di programmazione e di comunicazione dell’immagine isolana.
In questo contesto si inserisce una classe dirigente economica in perenne lotta, la cui unica novità è costituita dalla crescita sproporzionata di alcuni soggetti privati che hanno di fatto monopolizzato l’intera offerta turistica. Anche qui senza regole e senza un’idea precisa dell’identità futura dell’isola.
I nodi dell’abusivismo edilizio, dei trasporti si sono incancreniti al punto di non ritorno. Quello che non si riesce a comprendere è che i trasporti , le “reti” rappresentano nell’economia globalizzata non più “sovrastrutture” ma sono esse stesse le strutture.
Anche le proprietà immobiliari, autentici “pilastri” dell’economia occidentale ad Ischia di fatto non hanno un valore “legale” ma solo di fatto.
Da trent’anni si parla di traffico ma non c’è mai stato un progetto, un’idea nemmeno vaga, di trasporti alternativi (tipo funivie, scale mobili, etc.). Per i trasporti marittimi tutto è fermo, anzi è peggiorato- rispetto a trent’anni fa. E anche qui non siamo capaci di trovare idee e progetti industriali.
Fallimento totale anche la politica ambientale: zero fogne, zero impianti di disinquinamento e la riserva marina è una barzelletta. Può avere un futuro che attualmente comunque rappresenta da sola –turisticamente – il Pil di tre regioni italiani?
Il dramma vero non è soltanto l’insipienza della classe politica ma dell’intera società isolana che è incapace di pensare al futuro.
Gli albergatori che rappresentano l’ossatura industriale dell’intera economia sono incapaci di una proposta qualunque che non sia vecchia e stantia.
Diciamocela tutta: non mancano né i soldi né le risorse: mancano le idee, la capacità di “inventarsi” un futuro, di costruire una nuova identità. Eppure le possibilità ci sono. Ischia è ancora un’isola felice nell’epoca della globalizzazione, ma è ferma – come il resto del Meridione e non ha più idee. E senza idee nuove non c’è futuro.
Noi ischitani dobbiamo “imparare” la cosa più difficile e faticosa: pensare. E dobbiamo farlo da soli, perchè nel “Nuovo Mondo” non ci aiuterà più nessuno.

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