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Sospetto caso di meningite al Rizzoli. Si tratta di un 60enne dipendete Enel di Forio 

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E’ allarme per un sospetto caso di meningite, in forma grave. All’unità funzionale di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl 2 di Napoli è stato segnalato un caso di sospetta meningite meningococcica in un uomo sulla sessantina, la cui sintomatologia ha avuto inizio a metà della settimana scorsa. Attualmente l’uomo, foriano e dipendente dell’ENEL è ricoverato nel reparto di malattie infettive del Cotugno di Napoli. L’Unità funzionale di Igiene e Sanità Pubblica ha provveduto a contattare, sia il personale sanitario che ha seguito il ragazzo sia i familiari sia i colleghi di lavoro per la effettuazione della profilassi. Nello svolgimento dell’indagine epidemiologica sui contatti si sono approfondite tutte le frequentazioni dell’uomo al fine di allertare chi eventualmente potesse venuto a contatto con il possibile infetto.
La prima diagnosi di sospetto è stata fatta all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, dove l’uomo si è recato in preda ad uno stato clinico preoccupante. L’uomo sottoposto alle prime visite e cure mediche è stato quasi immediatamente trasportato presso il reparto specializzato del Cotugno dove è ricoverato in osservazione. La speranza, dopo la paura iniziale è quella di poter scartare al più presto l’ipotesi di una meningite meningococcica, la forma più grave dell’infezione batterica, di cui inizialmente sembrava poter esser affetto l’uomo. Ma bisognerà attendere ancora qualche ora per avere la certezza che non si tratti della forma più pericolosa della patologia che in genere dovrebbe colpire soprattutto i bambini.
«Siamo stati avvisati dall’azienda e siamo tutti in attesa – spiega uno dei colleghi dell’ Enel -. Siamo naturalmente preoccupati, speriamo che basti seguire la profilassi ». secondo una corretta azione di contrasto ai possibili contagi la segnalazione di un sospetto clinico di meningite batterica deve essere trattata come un’urgenza dai servizi di prevenzione e pertanto devono essere attivate immediatamente le misure di profilassi, in attesa dell’identificazione in laboratorio dell’agente patogeno. Immediatamente deve essere attivata l’indagine epidemiologica, per individuare la possibile fonte di contagio e le persone esposte da sottoporre a sorveglianza sanitaria. L’indagine deve essere volta ad identificare conviventi e contatti stretti nel periodo di 10 giorni precedenti l’ultimo contatto con l’ammalato a partire dalla data della diagnosi.

Ida Trofa
Lacco Ameno

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