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Tribunale off. Spunta il giudice “pro isole”, ma… 

Dopo la notizia del taglio delle 220 sezioni distaccate dei tribunali, nelle revisione della geografia giudiziara italiana da parte del governo Monti. Una riforma che si “combatte” da tempo. Dal “Corriere della Sera” on line, arriva una novità tutta da capire. Secondo il maggior quotidiano italiano infatti, oltre ad essere previsto un ufficio di procura per il Tribunale di Napoli, unico caso in Italia, si annuncia che verrà garantita la presenza del giudice di prossimità in sette isole (Ischia, Capri, Lipari, Elba, La Maddalena, Procida, Pantelleria) in modo da consentire anche l’eventuale deposito di atti urgenti.

Una notizia che tiene aperto uno spiraglio di non poco conto per due motivi: il primo, perché in casi come quello di Ischia o dove gli edifici non sono pronti per l’accorpamento, tali sedi potranno continuare ad essere utilizzate per ulteriori 5 anni (e si sa che dalle nostre parti tutto ciò che è provvisorio, molto spesso diventa definitivo); il secondo è proprio l’istituzione del giudice di prossimità, ovvero una scelta del governo, che nonostante non tenga conto di molte realtà territoriali particolari, punta a snellire non poco la burocrazia processuale dei tribunali.

FOCUS. IL GIUDICE DI PROSSIMITA’

La revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la soppressione di centinaia di uffici giudiziari (giudice di pace, sezioni distaccate e tribunali) comporta inevitabili disagi, ma può costituire una grande occasione per cambiare il rapporto dei cittadini con i Palazzi di Giustizia e per dare un formidabile impulso a un processo di informatizzazione ancora timido, realizzato con fasi alterne e diffuso amacchia di leopardo.

Siamo, dunque, davanti a un’occasione, legata al superamento del modello del “giudice di prossimità” e che, si spera, porterà all’affermarsi di uno schema organizzativo in cui saranno centrali nelle relazioni con l’utenza i servizi telematici.A tal proposito, l’obiettivo, valido sia per i cittadini, che per gli avvocati, è di far sì che la loro presenza al Palazzo di Giustizia sia sufficiente e necessaria solo se debbono personalmente presenziare a un’udienza ovvero parlare direttamente con e davanti al giudice. Ciò sarà possibile se tutti i flussi documentali e tutti gli adempimenti burocratici e amministrativi saranno gestiti via web consultando le informazioni sui servizi, sui percorsi da seguire, sull’andamento e sullo stato di avanzamento di un procedimento, sugli atti depositati (ovviamente con diversi livelli di accesso) o almassimo recandosi sotto casa a ritirare la certificazione o attestazione necessaria.

Le attuali circoscrizioni sono enormemente vecchie, non solo come distribuzione territoriale, ma anche come concezione che vede il Palazzo di Giustizia come unico centro irradiante la giustizia. È d’obbligo oggi trovare nuove soluzioni improntate da un lato alla creazione di punti di accesso di servizi giustizia per i cittadini e dall’altro sulla diffusione del processo civile telematico e il decollo del processo penale telematico.

L’obiettivo in pratica dovrebbe essere quello di costruire centri più grandi e più specializzati in grado di rispondere con efficacia a tutte le domande della giustizia ma nel contempo sviluppare servizi telematici di accesso alla giustizia per ridurre il bisogno e l’obbligo di doversi recare di persona continuamente in tribunale per qualsiasi adempimento.
Ma nei rapporti con la giustizia dove si nasconde il reale interesse del cittadino? E quale può essere l’ausilio delle tecnologie? Quello che pochi sanno è che l’utenza che accede a un ufficio giudiziario è composta per almeno il 50% di normali cittadini.

[ fonte Il Sole 24 Ore ]

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